Viaggio in Maremma
L’IDEA
L’idea iniziale è di Alberto, che ormai da anni ha il chiodo fisso del viaggio in bicicletta, ma che finora non è riuscito a trovare lo spunto per partire, tra impegni, senso del dovere o piuttosto del rimorso che proverà.
Ma stavolta sembra la volta giusta, parla del suo progetto di viaggio durante una riunione dell’associazione Ciclo Stile e, sorpresa, Danilo e Mirko si interessano all’idea e decidono di partire anche loro.
Durante il viaggio sia Danilo che Mirko chiederanno ad Alberto se la loro presenza ha rovinato l’idea iniziale del viaggio in solitaria; ebbene sì, sono state due presenze ingombranti, due straordinarie, impagabili presenze ingombranti.
Il progetto è quella di scavalcare l’Appennino per un quasi coast to coast in una parte d’Italia non molto pubblicizzata, fatta di piccoli borghi, strade scarsamente trafficate, paesaggi ancora poco contaminati.
Marche, Umbria, Lazio e Toscana le regioni da attraversare, con il promontorio dell’Argentario a fare da punto di svolta.
LE BICI
L’idea base è quella di spendere il meno possibile, per cui occorre riadattare ed equipaggiare le biciclette che usiamo tutti i giorni per spostarci in città (Danilo city bike, Mirko e Alberto mountain bike). Montiamo il portapacchi e ci facciamo prestare le borse da viaggio. Una controllata generale e via, più semplice di così…
LA PARTENZA
La partenza è stata piuttosto dibattuta, perché il purista Danilo vuole partire in bici direttamente da Macerata, mentre Mirko, orario dei treni alla mano, mostra che per il ritorno non c’è una corsa che li possa riportare a casa. Danilo a malincuore cede e così, dopo il ritrovo di rito di fronte alla sede dell’associazione Ciclo Stile, si caricano le bici in macchina e si arriva a Fabriano.
Il ritrovo di fronte alla sede di Ciclo Stile
Alle 8.30 del 26 aprile finalmente si mettono le ruote in terra e si comincia l’avventura.
PRIMO GIORNO: FABRIANO-TODI
Da Fabriano la prima destinazione è Fiuminata, passando per Cancelli e Campodonico. Di macchine neanche l’ombra, strada perfetta, paesaggio splendido, molto freddo, vento sempre contro.
Arrivati a Fiuminata, dopo un breve tratto in pianura si sale per il passo del Cornello, salita bella e leggera, con le cime lì vicine spruzzate della neve caduta il giorno prima.
Facciamo uno spuntino e ripartiamo, lasciamo le nostre Marche ed entriamo in provincia di Perugia. Scendiamo fino a Nocera Umbra
Ancora piuttosto segnata dal terremoto del 1997 e poi prendiamo la Flaminia, l’antica e solitaria via che scorre nella Val Topina a fianco della superstrada.
Giunti a Foligno ritroviamo segnali di civiltà (non ne sentivamo la mancanza) ma anche tanti cittadini che si spostano in bici. La cosa ci fa ovviamente molto piacere; piacere che aumenta molto quando vediamo che la città ospiterà tra due settimane il Giro d’Italia. Subito parte l’idea di venire a vedere il Giro in sella alle nostre bici da corsa.
Usciamo da Foligno e ci dirigiamo verso Bevagna lungo una comoda e poco trafficata strada che scorre a fianco del fiume Topino; l’antica Mevania ci regala un tuffo nel passato medievale, con il suo centro storico ancora intatto e la bellissima piazza.
Ripartiamo e saliamo per il colli Martani (bellissimi vigneti), passando per l’abitato di Bastardo (foto obbligatoria al cartello stradale); quando le forze cominciano a mancare e la fame a farsi sentire intravediamo la sagoma inconfondibile di Todi.
Dopo la ripida discesa verso la periferia chiediamo a una pattuglia di vigili urbani la strada per arrivare in centro. Svogliatamente ci indicano una deviazione, che prendiamo fiduciosi; la fiducia comincia a vacillare quando vediamo un cartello stradale che indica pendenza al 18%. Speriamo sia solo uno strappetto, in realtà sono quasi due chilometri di pura sofferenza, che ci vedono augurare alle sorelle dei vigili urbani tutto il bene possibile.
Arriviamo in centro sfiniti e per fortuna troviamo ad accoglierci un convento di suore che fa ospitalità.
Viaggio: 110 km
Ascesa: 1725
Dormire: casa per ferie Monastero SS. Annunziata (Todi). 25 euro a testa camera tripla, semplice ed accogliente
Mangiare: ristorante Jacopone, cibo buono, prezzi equi, ambiente un po’ triste
SECONDO GIORNO: TODI-PITIGLIANO
Dopo aver depredato la colazione offerta dalle suore nel bellissimo refettorio ripartiamo scendendo da Todi e incontrando subito il Tevere, che ci accompagna fino al lago di Corbara lungo un bellissimo tracciato che scorre in una gola.
Abbandonato il lago prendiamo la deviazione per Lubriano. La strada si inerpica ma alla fatica corrisponde la visione di paesaggi molto belli. Paesaggio che diventa splendido quando arriviamo al piccolo paese di Lubriano, da cui possiamo godere di una vista incomparabile su Civita di Bagnoregio e sulla valle dei calanchi.
Foto e panino, si riparte, salendo ancora un po’ fino ad arrivare finalmente in vista del lago di Bolsena.
Lungo il lago facciamo uno dei pochissimi tratti in pianura che ci sono capitati finora, ma poi si devia e si risale in direzione di Gradoli e poi Pitigliano.
Vediamo le indicazioni stradali per Saturnia e le sue terme all’aperto. La tentazione è grande ma la deviazione ci porterebbe troppo fuori mano.
La vista di Pitigliano, appena arrivati, è incomparabile. Prendiamo possesso della nostra camera, lasciamo i bagagli e non contenti dei chilometri già nelle gambe ripartiamo per Sovana (bellissima), le vie cave e le necropoli etrusche.
Viaggio: 86 km (più 16 km per andare a Sovana)
Ascesa: 1399
Dormire: Rosanna Camilli Camere (Pitigliano). 25 euro a testa camera tripla con cucina. Colazione un po’ scarsetta per ciclisti affamati
Mangiare: Il Grillo (Pitigliano), pici buonissimi, prezzo equo, ambiente caratteristico e ottimo servizio
TERZO GIORNO: PITIGLIANO-PESCIA ROMANA
È il giorno in cui dovremo arrivare al mare, finalmente. Entriamo ufficialmente in Maremma. La strada da Pitigliano verso il Tirreno è tutta in discesa o pianura, tranne una bella salita che porta a Manciano. Dal paese si dovrebbe vedere un panorama splendido, ma il cielo si era già chiuso alla mattina e ora comincia a piovere.
Non ci scoraggiamo certamente e arriviamo all’Argentario passando per Albinia. Piove e i campeggi vuoti non trasmettono quell’allegria che pensavamo di provare alla vista del mare.
Arrivati in prossimità del promontorio si impone la decisione: andare a Orbetello e poi ritornare sulla terraferma passando per Porto Ercole oppure fare il giro panoramico dell’Argentario? Manco a dirlo si sceglie la seconda opzione. Saliamo per una strada piuttosto stretta e trafficata fino a Porto S. Stefano, facciamo pranzo col solito panino e ripartiamo per la strada panoramica, che è veramente bellissima, con scorci stupendi sulla costa sottostante e sull’isola del Giglio. Alla bellezza corrisponde la difficoltà, infatti la strada si restringe e diventa per 4 km sterrata. Con mountain bike professionali sarebbe un gioco da ragazzi, ma con le nostre bici e i bagagli è un’altra cosa. Ma il divertimento resta.
Scendiamo in picchiata verso Porto Ercole e ci dirigiamo verso il Tombolo della Feniglia, il braccio di sabbia e terra che chiude a sud la laguna di Orbetello. Si tratta di una bellissima pineta, dove vediamo con nostra grande sorpresa uccelli di tutti i tipi, daini, cinghiali…la scoperta vale da sola il viaggio!
Ritornati in terraferma dobbiamo fare 1 km di superstrada per arrivare ad Ansedonia e prendere una bella strada litoranea che passa accanto al lago di Burano, una riserva WWF con magnifiche fioriture spontanee.
La strada è tutta dritta e piana e i colori molto belli, ma la fatica, la fame e soprattutto la sete si fanno sentire. Appena passato il confine tra Toscana e Lazio troviamo l’indicazione di un agriturismo e imploriamo di avere un pasto e un letto. Richiesta accolta!
Viaggio: 126 km
Ascesa: 1570
Dormire e mangiare: Corte degli struzzi (Pescia Romana): 30 euro a testa in camera tripla, cena ottima, genuina e abbondante, come la colazione. Accoglienza molto cordiale e informale, tutto bello e buono.
QUARTO GIORNO: PESCIA ROMANA-FABRIANO
Ultimo giorno di viaggio, i chilometri percorsi cominciano a farsi sentire e l’idea del ritorno a casa smorza un po’ l’entusiasmo, per cui si decide di modificare il tragitto inizialmente pensato (arrivare a Orvieto) per una più comoda e corta soluzione, ossia terminare il viaggio in bici a Viterbo e da lì prendere il treno per Orte e poi per Fabriano.
La prima parte del tragitto non è affatto piacevole, perché usciti da Pescia Romana si devono fare circa 10 km di Aurelia. Siamo fortunati perché nel momento in cui passiamo noi il traffico è piuttosto scarso. Con tanto spazio a disposizione si potrebbe trovare il modo di fare una stradina litoranea! Ma forse il problema sta nella massiccia costruzione che vediamo alla nostra destra, quella che doveva essere la centrale nucleare di Montalto di Castro, mai messa in funzione. Finalmente usciamo a Montalto e prendiamo la via di Tuscania. Strada ampia e pianeggiante, circondata solamente da campi di grano a perdita d’occhio.
Tuscania ha un bel centro storico con una splendida terrazza sulla vallata sottostante, ma ci delude a causa della chiusura dei suoi due monumenti più insigni, le chiese romaniche fuori città.
Ripartiamo per Viterbo, altra strada circondata dal nulla. Mirko si ricorda che a Viterbo ci sono terme pubbliche all’aperto, che con un colpo di grande fortuna capitano proprio sulla nostra strada. Vendichiamo così la defaillance di Saturnia.
Con il tipico odore di zolfo addosso risaliamo in bici ed entriamo a Viterbo. Altro colpo di fortuna: nel centro storico, già molto bello, è in corso la festa dei fiori che danno un tocco magnifico alle architetture medievali.
Alle 18.30 prendiamo il treno per Orte e da lì per Fabriano. Alle 23.30 tocchiamo di nuovo la terra marchigiana e torniamo a casa in macchina.
Viaggio (in bici): 62 km
Ascesa: 853 m
Chilometri complessivamente percorsi: 409
Ascesa totale: 5547 m
CHE DIRE?
Il sogno si è avverato, e adesso non si può più smettere di sognare. L’affiatamento e la complicità che si sono creati durante il viaggio sono uno stimolo fortissimo a progettare nuove avventure, perché effettivamente di una piccola avventura si è trattato. Abbiamo speso pochissimo (si potrebbe spendere anche di meno), ci siamo regolati grazie alle cartine o chiedendo indicazioni (gps che?), abbiamo scoperto scorci impagabili. Solo la bici, in quattro giorni, ti può regalare queste soddisfazioni.
Alla prossima…