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Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 ore, 39 minuti fa
Pedalando sulle vette: avventura cicloturistica nelle Alpi Piemontesi
Non c’è suono più autentico, quando si affronta la montagna in bicicletta, del respiro che si fa corto e del ticchettio regolare della catena sotto sforzo. E nelle Alpi Piemontesi, questi suoni si fondono con il silenzio maestoso delle valli, l’eco dei torrenti e il profumo dei boschi di larici e abeti. È qui che ho deciso di vivere la mia ultima avventura cicloturistica: cinque giorni, due borse da bikepacking e tanta voglia di salire in alto. Tappa 1: Da Cuneo al Colle della Maddalena – Il battesimo della salita Si parte da Cuneo, città elegante e vivace, alle prime luci dell’alba. L’obiettivo è ambizioso: raggiungere il Colle della Maddalena, uno dei valichi alpini più iconici al confine con la Francia. La strada si arrampica decisa lungo la Valle Stura, punteggiata da piccoli borghi come Demonte e Vinadio. Le gambe protestano già, ma lo spirito è alto: la fatica qui ha un sapore diverso, quello dell’impresa. Tappa 2: Colle Fauniera – Nella terra dei giganti del ciclismo Il secondo giorno è una sfida epica: il Colle Fauniera. Noto anche come Colle dei Morti, è una salita mitica per ogni appassionato. Si sale oltre i 2.400 metri, immersi in un paesaggio lunare. Qui, una statua di Marco Pantani veglia sul passo, testimone di imprese eroiche. Pedalare su queste strade è un atto di rispetto verso chi ha scritto pagine di storia del ciclismo. Tappa 3: Discesa nella Val Maira – Dove il tempo si è fermato Dopo le grandi fatiche, la ricompensa arriva sotto forma di discesa. La Val Maira è un angolo remoto e selvaggio, dove il turismo di massa non è ancora arrivato. Le strade strette si snodano tra boschi e borghi in pietra come Elva e Stroppo. Una sosta in agriturismo diventa occasione per assaporare la cucina locale: polenta, tome d’alpeggio e un bicchiere di nebbiolo. Tappa 4: Da Sampeyre al Colle dell’Agnello – Il soffio del vento in alta quota Il Colle dell’Agnello è una di quelle salite che mettono alla prova corpo e mente. I suoi tornanti sembrano non finire mai, ma ogni curva regala scorci da cartolina. Salendo, il paesaggio cambia: dai prati fioriti si passa alla roccia nuda. In cima, a 2.744 metri, il confine con la Francia e una vista che toglie il fiato. È qui che il ciclista diventa alpinista. Tappa 5: Ritorno dolce attraverso la Valle Varaita L’ultimo giorno è discesa e contemplazione. La Valle Varaita accoglie con il suo ritmo lento, i suoi mercatini di paese e le fontane d’acqua fresca. La strada porta verso Saluzzo, perla medievale e punto d’arrivo simbolico. Si chiude il cerchio con la sensazione di aver attraversato non solo territori, ma epoche, culture e, soprattutto, se stessi. Le Alpi Piemontesi non sono solo montagne: sono un teatro naturale dove il cicloturismo trova la sua espressione più autentica. Ogni valle è diversa, ogni salita racconta una storia. E ogni pedalata diventa un modo per rallentare, osservare, scoprire. Un viaggio in bici qui non è una semplice vacanza: è un ritorno all’essenziale.Per chi cerca un’avventura vera, Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 giorno, 9 ore fa
Pedalando nella storia: in bici tra i borghi segreti di San Pellegrino
San Pellegrino, noto ai più per le sue celebri acque minerali e lo storico stabilimento termale in stile liberty, custodisce un’anima ancora più autentica: quella dei suoi borghi. Piccoli nuclei incastonati tra le pieghe delle Prealpi Orobie, dove il tempo sembra rallentare e il silenzio ha il suono dei passi sulle mulattiere e del respiro tra i tornanti. È qui che il cicloturismo incontra la narrazione del paesaggio. Un viaggio in bicicletta che non è solo sport, ma immersione culturale e sensoriale. L’itinerario: curve dolci, strappi decisi e scorci senza tempo Partendo dal cuore di San Pellegrino Terme, il percorso si snoda verso le frazioni collinari, su strade secondarie e sentieri ciclabili che si inerpicano tra castagneti, antichi ponti e case in pietra. Dopo un primo tratto in falsopiano lungo il Brembo, il tragitto inizia a salire verso il borgo di Santa Croce: una terrazza naturale affacciata sulla valle, dove la pietra grigia delle case si fonde con il verde circostante. Da qui si prosegue verso Santa Giovanni Bianco, e poi su fino a Cornalita e Frasnadello. Ogni frazione custodisce la sua storia: lavatoi, chiesette romaniche, vecchi forni e testimonianze di una civiltà contadina ancora viva nella memoria dei residenti. La fatica si dimentica presto, compensata dalla bellezza dei luoghi e dalla gentilezza di chi si incontra lungo la strada, pronto a offrire un sorriso o una borraccia d’acqua fresca. Natura e identità: il valore lento della scoperta Pedalare tra questi borghi significa anche attraversare una biodiversità ricchissima. I profumi cambiano con la stagione: ginestre in fiore a primavera, castagne a ottobre, nebbie leggere che d’estate si diradano al sorgere del sole. Gli amanti della bici trovano qui una dimensione ideale per il “pedalare lento”: niente traffico, tanta autenticità e dislivelli mai eccessivi, adatti sia a gravel bike che a e-bike. Lontano dai riflettori del turismo di massa, questi borghi sono il volto meno conosciuto ma più sincero della Val Brembana. Un invito a rallentare, a fermarsi per una foto, per un pezzo di formaggio locale, per ascoltare un anziano raccontare la sua infanzia sotto un portico di pietra. Una proposta per ogni stagione La bellezza di questo itinerario è che si adatta a ogni periodo dell’anno. In primavera la natura esplode di colori, in estate si pedala all’ombra dei boschi, in autunno il paesaggio si tinge d’oro e di rosso. Anche l’inverno ha il suo fascino, con itinerari brevi ma suggestivi, tra neve leggera e silenzi ovattati. E ogni stagione porta con sé sagre, prodotti tipici e occasioni per vivere la montagna in modo autentico. Conclusione: un viaggio da raccontare (e rifare) Chi cerca nel cicloturismo più di una prestazione sportiva trova nei borghi di San Pellegrino una meta perfetta. Un luogo dove la bici è il mezzo, ma il fine è il contatto profondo con la storia, con la natura, con la gente. Ogni salita qui è una lezione di bellezza, ogni discesa un premio. Pedalare in questi luoghi è come sfogliare un album di fotografie in bianco e nero, ma con l’anima a colori. E quando si torna Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 giorno, 9 ore fa
Furto da 11.500 euro a Buglio in Monte: sparite due bici dal tetto dell’auto, si indaga sul possibile pedinamento
BUGLIO IN MONTE (SO) – Un furto mirato, rapido e silenzioso, che ha lasciato l’amaro in bocca a un frontaliere residente ad Ardenno. Due biciclette di notevole valore, circa 11.500 euro in totale, sono state rubate dal tetto della sua auto parcheggiata in località Ere, nella serata di qualche giorno fa. Un colpo studiato nei dettagli, secondo la vittima, che sospetta di essere stato seguito dopo aver viaggiato lungo la Statale 38 con i mezzi in bella vista. Il furto è avvenuto tra le 21 e le 24, mentre il proprietario si era recato a casa della fidanzata, lasciando l’auto regolarmente parcheggiata. Al suo ritorno, attorno alla mezzanotte, l’amara scoperta: i supporti del portabici erano stati tranciati di netto, e le due biciclette – entrambe di fascia alta – erano sparite nel nulla. Pochi gli indizi a disposizione, ma le modalità dell’accaduto fanno pensare a un’azione ben organizzata. “Credo di essere stato seguito – ha raccontato il proprietario ai carabinieri della stazione di Ardenno –. Probabilmente qualcuno mi ha notato mentre guidavo lungo la 38, e ha deciso di colpire appena mi sono fermato”. Un’ipotesi che apre scenari inquietanti: quella di bande specializzate in furti su commissione, capaci di agire in pochi minuti e di rivendere velocemente la refurtiva attraverso i canali online. Infatti, non si esclude che i due velocipedi possano già essere finiti su qualche sito di compravendita, mescolati tra gli annunci di seconda mano. Il valore elevato dei mezzi – forse mountain bike o bici da corsa di ultima generazione – li rende particolarmente appetibili sul mercato, anche all’estero. Nel frattempo, la denuncia è stata formalizzata e i militari hanno avviato le indagini. Il proprietario lancia un appello: “Se qualcuno dovesse imbattersi in annunci sospetti, riconoscendo le bici tramite le foto, lo segnali alle forze dell’ordine. Ogni dettaglio potrebbe essere decisivo”. L’episodio riaccende l’attenzione sul fenomeno crescente dei furti di biciclette, che colpiscono non solo nei centri urbani, ma anche in zone montane e turistiche, dove spesso si sottovaluta il rischio. La raccomandazione, in attesa di sviluppi, è quella di non lasciare mai incustoditi i mezzi di valore, nemmeno per brevi periodi, e di dotarsi di sistemi antifurto adeguati, compresi localizzatori GPS nascosti nei telai.Per ora, delle due bici nessuna traccia. Ma la speranza è che, anche grazie alla collaborazione della rete, il Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 giorni, 2 ore fa
Torino accelera sulla mobilità dolce: una nuova ciclabile collegherà Lingotto, Economia e San Paolo
Un filo verde che cuce la città: la nuova pista ciclabile lungo via Giordano Bruno è pronta a ridisegnare la mobilità torinese, collegando stazione Lingotto, Facoltà di Economia e stazione San Paolo. Un’opera che non è solo asfalto e segnaletica, ma un tassello urbano che punta a cambiare mentalità e abitudini. Torino pedala veloce verso un futuro più sostenibile, e lo fa tracciando nuove rotte nel tessuto cittadino. Proprio in questi giorni, tra via Zino Zini e la stazione Lingotto, il marciapiede è stato allargato per fare spazio alle biciclette. È il primo segnale concreto dell’arrivo di una ciclabile che promette di unire quartieri, alleggerire il traffico e offrire un’alternativa concreta all’automobile. Il cuore del progetto pulsa lungo via Giordano Bruno, dove prenderà forma il primo tratto del nuovo asse ciclabile. Da via Filadelfia a corso Giambone, nascerà una pista bidirezionale sul lato est della carreggiata. Niente spartitraffico o corsie improvvisate: qui si parla di un’infrastruttura pensata con criterio, affiancata al marciapiede e separata dalla sosta auto da un margine di sicurezza di 70 centimetri. I parcheggi saranno spostati più verso il centro della strada, ridisegnando lo spazio urbano a favore di chi pedala. L’intervento non è isolato, ma parte di una strategia più ampia: creare una rete ciclabile continua, sicura e funzionale, capace di connettere i principali snodi cittadini. Lingotto, con la sua stazione e il polo fieristico, la Facoltà di Economia con il suo flusso quotidiano di studenti, e San Paolo, cuore di un quartiere in trasformazione: tre punti chiave che presto saranno uniti da un percorso accessibile, ecologico e, soprattutto, pensato per restare. “La bicicletta non è solo un mezzo di trasporto, è un modo di vivere la città”, fanno sapere dal Comune. E in questa visione, ogni nuova ciclabile non è solo una striscia d’asfalto, ma un investimento sulla qualità della vita. Tra meno smog, più sicurezza e una nuova attenzione agli spazi pubblici, Torino prova a diventare un laboratorio urbano a cielo aperto, dove la mobilità sostenibile non è più un’utopia, ma una strada concreta. E se il futuro si misura in ch Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 2 giorni, 2 ore fa
Il Molise pedala verso il futuro: il cicloturismo come leva per riscoprire un territorio autentico
Un territorio ancora lontano dalle rotte del turismo di massa, ma proprio per questo capace di offrire esperienze autentiche e sostenibili. Il Molise, con il suo paesaggio variegato e la sua rete viaria a misura di bici, sta lentamente guadagnando attenzione tra gli appassionati di cicloturismo, che lo scelgono per la tranquillità delle sue strade, la bellezza dei suoi borghi e la genuinità della sua accoglienza. Colline morbide, altipiani selvaggi, piccoli centri storici arroccati e vallate ricamate da tratturi millenari: sono questi gli ingredienti che fanno del Molise una meta ideale per il turismo lento. Un territorio in cui è ancora possibile percorrere decine di chilometri senza incontrare traffico, godendo di panorami incontaminati e di un silenzio che altrove è ormai un lusso raro. Negli ultimi anni, il cicloturismo ha iniziato a emergere come una concreta opportunità di sviluppo locale. Pur in assenza di grandi infrastrutture dedicate, il tessuto territoriale del Molise – fatto di strade provinciali poco trafficate, antichi percorsi rurali e tracciati storici – si presta perfettamente alla pratica del ciclismo su strada, del gravel e della mountain bike. Alcuni comuni, come Castel San Vincenzo, Frosolone e Roccamandolfi, hanno avviato iniziative per valorizzare la mobilità dolce, con la creazione di percorsi segnalati, servizi per cicloturisti e promozione di eventi dedicati. Le ciclovie dei tratturi, antiche vie della transumanza che attraversano la regione,rappresentano una delle risorse più interessanti da valorizzare. Tratturi come il Regio Tratturo Pescasseroli-Candela o il Tratturo Magno offrono tracciati ricchi di storia e immersi nella natura, ideali per chi cerca itinerari suggestivi e culturalmente significativi. Accanto all’interesse dei turisti, cresce anche l’attenzione da parte degli operatori locali. Alcune strutture ricettive si stanno attrezzando per offrire servizi bike-friendly, come il noleggio bici, le officine mobili e l’accoglienza specializzata. Iniziative che contribuiscono a costruire un’offerta turistica integrata, capace di attrarre un pubblico internazionale sempre più attento alla sostenibilità ambientale e alla qualità dell’esperienza di viaggio. “Il Molise ha un grande potenziale inespresso nel settore del cicloturismo”, spiega Paola Rinaldi, esperta di sviluppo territoriale e promotrice di progetti legati al turismo lento. “Quello che serve è una visione strategica condivisa, capace di unire istituzioni, operatori turistici e comunità locali intorno a un progetto coerente di valorizzazione”. In un momento storico in cui la domanda turistica si orienta sempre più verso esperienze autentiche, sostenibili e personalizzate, il Molise può giocare un ruolo di primo piano. Puntare sul cicloturismo non significa solo promuovere un nuovo modo di viaggiare, ma anche investire nella tutela del territorio, nel rilancio delle aree interne e nella creazione di nuove opportunità economiche. Una sfida che la regione può affrontare con una risorsa unica: il suo carattere. Quello di un territorio ancora integro, che si svela solo a chi ha il tempo e la vo Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 7 ore fa
Monferrato in bicicletta: tra vigne, colline e borghi sospesi nel tempo
CASALE MONFERRATO – Pedalare nel Monferrato è un’esperienza che va oltre la semplice escursione. È un viaggio lento tra paesaggi disegnati da secoli di lavoro agricolo, dove la bicicletta diventa mezzo privilegiato per cogliere l’anima più autentica di una terra Patrimonio dell’Umanità. In sella, ci si immerge in un mosaico di colline morbide, filari ordinati, cascine isolate e piccoli borghi che sembrano scolpiti nel tempo. Il Monferrato – cuore geografico e sentimentale del Piemonte – si presta a essere scoperto su due ruote grazie a una rete sempre più articolata di percorsi cicloturistici, in gran parte su strade secondarie a basso traffico. Qui, tra le province di Asti e Alessandria, la bici è alleata ideale per vivere una regione che parla con il ritmo delle stagioni. Tra Barbera e infernot, la bellezza che non ti aspetti Uno degli itinerari più suggestivi parte da Casale Monferrato, elegante cittadina sulle rive del Po, e si dirige verso sud, entrando subito nel cuore del paesaggio collinare. Dopo pochi chilometri, la pianura cede il passo a dolci saliscendi tra vigne e noccioleti, con scorci che paiono usciti da una cartolina d’epoca. Il percorso attraversa paesi come Rosignano Monferrato, Cella Monte e Ozzano, dove è possibile visitare gli infernot, antiche cantine scavate nella pietra da cantoni, testimonianze uniche dell’architettura rurale locale. Sono vere e proprie cattedrali sotterranee della civiltà contadina, spesso ancora in uso per conservare bottiglie di Barbera, Grignolino e Freisa, i vini simbolo del territorio. Una palestra a cielo aperto, per tutti i livelli Nonostante i dislivelli, i percorsi nel Monferrato si adattano a ogni tipo di ciclista. Dai più allenati, che cercano sfide sui crinali più impervi, agli amatori o alle famiglie con bici a pedalata assistita, tutti possono trovare il proprio ritmo. Le strade sono asfaltate, ben tenute e immerse nella quiete: si pedala tra vigneti ordinati come giardini e piccoli boschi, interrotti solo dal rintocco di un campanile o dal profumo del pane appena sfornato. Chi cerca esperienze più lunghe può proseguire verso Acqui Terme o collegarsi alle tratte del Grande Anello Monferrato, un circuito ad anello che unisce decine di borghi e offre soste strategiche per degustazioni, visite culturali e piccole pause gourmet. Turismo dolce, sapori forti Pedalare nel Monferrato significa anche fermarsi. Assaggiare un agnolotto fatto a mano in una trattoria di paese, degustare un bicchiere di vino al tramonto su una terrazza naturale, ascoltare le storie di chi ha scelto di restare o tornare, spesso aprendo agriturismi, botteghe o laboratori artigiani. Il cicloturismo qui non è solo uno svago, ma un’opportunità concreta per riscoprire un territorio in equilibrio tra tradizione e innovazione. Il futuro passa dalle due ruote Negli ultimi anni, il Monferrato ha investito in segnaletica, mappature digitali e strutture bike-friendly. Sono sempre più numerosi gli agriturismi attrezzati per il cicloturismo, con ricoveri per bici, officine di fortuna, colazioni energetiche e mappe personalizzate. Un’attenzione che rende la zona sempre più competitiva a livello nazionale, con una formula vincente: paesaggi autentici, accoglienza calorosa e una mobilità dolce che fa bene al corpo e all’ambiente. In sella nel Monferrato, ogni curva è una scoperta, ogni salita una promessa, ogni discesa un invito a tornare. Perché qui, dove le colline sembrano onde pietrificate, la Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 3 giorni, 7 ore fa
Liguria: la Cycling Riviera trionfa al Green Road Award 2025, omaggio sostenibile alla Milano-Sanremo
La Liguria pedala sul podio dell’eccellenza cicloturistica italiana. La Cycling Riviera, spettacolare ciclovia costiera che si snoda da Ospedaletti a Imperia, si è aggiudicata il Green Road Award 2025, l’Oscar italiano del cicloturismo. Un riconoscimento che celebra non solo la qualità infrastrutturale del tracciato, ma anche la sua capacità di fondere mobilità dolce, valorizzazione del territorio e memoria sportiva. Giunto alla sua decima edizione, il Green Road Award seleziona ogni anno le ciclovie più virtuose d’Italia, premiando quei progetti che coniugano accessibilità, sicurezza, promozione turistica e sostenibilità ambientale. E quest’anno, a sbaragliare la concorrenza, è stata proprio la Liguria con un’infrastruttura che ha saputo rigenerare un pezzo di storia ferroviaria e trasformarlo in uno dei percorsi ciclabili più suggestivi d’Europa. Un nastro d’asfalto tra mare e memoria Lunga 33 chilometri, la Cycling Riviera percorre il tracciato dismesso della ferrovia costiera Genova-Ventimiglia, oggi riconvertita in una pista ciclabile moderna, completamente pianeggiante e adatta a ogni tipo di utenza: cicloturisti, famiglie, sportivi. La larghezza generosa e il fondo compatto la rendono ideale anche per allenamenti su strada, in un contesto paesaggistico mozzafiato dove il blu del Mar Ligure si alterna al verde della macchia mediterranea. Ma la forza simbolica del percorso va oltre l’aspetto paesaggistico. La ciclovia, infatti, ripercorre i luoghi iconici della Milano-Sanremo, la più celebre classica di primavera del ciclismo professionistico. Tappe come San Lorenzo al Mare, Arma di Taggia, Riva Ligure o Sanremo evocano imprese leggendarie e rendono il tragitto un omaggio vivente alla storia delle due ruote. Da archeologia industriale a volano turistico Il successo della Cycling Riviera è anche un caso esemplare di rigenerazione urbana e valorizzazione del patrimonio dismesso. Là dove un tempo sfrecciavano i treni, oggi si pedala in sicurezza, tra gallerie riconvertite, punti panoramici e aree attrezzate. Il percorso, interamente segregato dal traffico automobilistico, è accessibile anche a piedi o con mezzi a mobilità dolce, in un’ottica di turismo lento e consapevole. I numeri confermano l’intuizione vincente: la ciclovia attrae ogni anno centinaia di migliaia di visitatori, generando un indotto importante per le economie locali, dalla ristorazione all’accoglienza. Un turismo di prossimità, sostenibile e distribuito lungo l’anno, che contribuisce a destagionalizzare i flussi e a rivitalizzare borghi e litorali spesso dimenticati. Una vittoria per la Liguria e per il cicloturismo italiano La premiazione è avvenuta nell’ambito della fiera BiciTour 2025, alla presenza di rappresentanti istituzionali e operatori del settore. A ritirare il premio, con visibile emozione, una delegazione dei Comuni coinvolti e della Regione Liguria, che ha sostenuto fortemente il progetto. “Questo riconoscimento premia un’idea di Liguria diversa: accessibile, verde, dinamica – ha dichiarato l’assessore regionale al turismo –. La Cycling Riviera è un simbolo di come si possa fare sviluppo partendo dalla mobilità dolce e dal rispetto del paesaggio”. In un Paese che riscopre sempre più la bicicletta come strumento di viaggio e di scoperta, la vittoria della ciclovia ligure rappresenta una spinta ulteriore verso un modello Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 3 ore fa
Pedalando nella Garfagnana: il cuore verde della Toscana a due ruote
Nel cuore montano della Toscana, incastonata tra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano, si apre la Garfagnana: una terra antica, selvaggia, verde come l’anima di chi la attraversa. Un luogo dove il tempo sembra rallentare, e dove ogni tornante svela un panorama nuovo, un borgo intatto, un silenzio dimenticato. Per gli amanti della bicicletta, la Garfagnana è un itinerario che unisce la fatica alla bellezza, l’avventura alla contemplazione. Un viaggio a pedali che diventa scoperta autentica, fuori dalle rotte turistiche tradizionali. Una terra da guadagnarsi Dimenticate le piste ciclabili in pianura. Qui la bicicletta si conquista il territorio metro dopo metro, salendo e scendendo lungo strade secondarie, sterrate, a tratti impervie. Il paesaggio è scolpito nella pietra e nella foresta: boschi di castagni, faggi secolari, borghi in pietra arroccati, pievi romaniche che emergono tra il verde. Il punto di partenza ideale è Castelnuovo di Garfagnana, il capoluogo della valle, facilmente raggiungibile anche in treno con bici al seguito. Da qui si può progettare un anello ciclistico che tocchi alcuni dei luoghi più iconici e nascosti della zona. Ma attenzione: ogni chilometro va pianificato. Le pendenze possono essere toste, e il meteo in montagna cambia in fretta. Sulle tracce del Serchio e oltre Seguendo il corso del fiume Serchio si scende inizialmente dolcemente verso Gallicano, da cui si può deviare per raggiungere la Grotta del Vento, uno dei fenomeni carsici più affascinanti d’Europa. La salita è impegnativa ma asfaltata, e la discesa regala adrenalina pura. Si pedala tra profumi di bosco e brezze montane, con squarci improvvisi sulle Apuane, come colpi di scena naturali. Al ritorno verso Castelnuovo, si può deviare verso il piccolo borgo di Verni, e poi puntare a Cascio o Eglio, attraverso strade che sembrano dimenticate dal mondo. Le case in pietra, le fontane fresche, le anziane sedute sull’uscio sono parte di un tempo sospeso, che in bicicletta si assapora in tutta la sua lentezza. Borghi che raccontano storie Continuando verso nord si incontra Pieve Fosciana, con la sua storica chiesa romanica, e poi San Romano in Garfagnana, punto strategico per deviare verso la Fortezza delle Verrucole. Raggiungibile con una salita ripida ma breve, la fortezza medievale è uno dei luoghi più scenografici dell’intero viaggio: da lassù, lo sguardo abbraccia tutta la valle, e si ha la netta sensazione di essere in un angolo d’Italia rimasto miracolosamente autentico. Un altro gioiello è il paese di Vagli Sotto, vicino all’omonimo lago artificiale che, in estate, offre riflessi smeraldini e un’atmosfera da alta quota. Qui si può decidere se affrontare il Passo della Tambura per i più esperti, oppure tornare verso valle lungo le strade che conducono a Camporgiano, dove un castello medievale testimonia il passato difensivo di queste terre. Dove il silenzio è padrone La Garfagnana è soprattutto un’esperienza sensoriale. I suoni sono pochi: il fruscio delle foglie, lo scalpitare di una bici su ghiaia, il canto di un ruscello. L’aria sa di muschio, di erba bagnata, di castagne. Pedalare qui significa rallentare, accettare la salita come parte della ricompensa, e godere delle piccole grandi cose: una fontana d’acqua fresca, un pranzo con pane e pecorino in un’osteria nascosta, un tramonto che incendia le creste delle Apuane. Consigli pratici Periodo consigliato: da aprile a ottobre. In estate fa caldo, ma le altitudini rendono il clima gradevole. Tipo di bici: una gravel o una mountain bike sono ideali, meglio se con borse leggere e freni affidabili. Alloggi: agriturismi, B&B, piccoli alberghi. Prenotare nei mesi estivi è consigliato. Attrezzatura: kit di riparazione, luci, mappa o GPS, borracce. Le fonti d’acqua non mancano, ma le botteghe sì: organizzarsi con snack e viveri. Livello di difficoltà: medio-alto. Ideale per cicloturisti con un minimo di allenamento. Un viaggio in bicicletta nella Garfagnana non è solo sport, è un’immersione totale in una Toscana nascosta, ruvida, profondamente umana. Non è una meta da catalogo patinato, ma un percorso che si guadagna con il sudore e si ricorda con emozione. Qui, ogni pedalata è una pag Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 4 giorni, 10 ore fa
La ventunesima tappa : Roma saluta la corsa rosa tra arte, storia e velocità
Domenica 1° giugno, cala il sipario sul Giro d’Italia con la ventunesima e ultima tappa, una frazione di 141 km che si snoda interamente nella Città Eterna. Partenza e arrivo a Roma, in un circuito spettacolare tra monumenti iconici e storia millenaria. Una festa tra i tesori di Roma Non è solo una tappa: è una celebrazione. La corsa attraverserà alcuni dei luoghi più suggestivi della Capitale – Colosseo, Fori Imperiali, San Pietro, Piazza Venezia – in un percorso ad anello disegnato per esaltare lo scenario unico e offrire uno spettacolo anche televisivo di rara bellezza. Tappa per velocisti, simbolo per tutti Il profilo altimetrico è praticamente piatto, ideale per una volata di gruppo. Nessuna insidia tecnica, ma curve e pavé nel circuito finale potrebbero richiedere attenzione e posizionamento tattico. Sarà l’ultima occasione per gli sprinter di lasciare il segno, in uno degli arrivi più scenografici del ciclismo mondiale. Oltre la corsa: il valore simbolico La 21ª tappa è una passerella per il vincitore della maglia rosa, per chi ha lottato sulle montagne, per chi ha brillato nelle fughe. È il momento del trionfo collettivo, dove la fatica si trasforma in festa e Roma si fa palcoscenico dell’ep Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 9 ore fa
Pedalando tra cielo e polvere: l’ascesa epica al Colle delle Finestre
Nascosto tra le valli alpine del Piemonte, il Colle delle Finestre è più di una semplice salita: è un viaggio nel cuore selvaggio delle montagne, un’esperienza dove fatica e bellezza si fondono in un’unica, indimenticabile impresa ciclistica. Con i suoi 18 chilometri di ascesa, pendenze a doppia cifra e un lungo tratto sterrato, questo passo ha il potere di trasformare ogni cicloturista in un piccolo eroe. Una leggenda delle Alpi Occidentali Il Colle delle Finestre, a quota 2.176 metri, collega la Val di Susa con la Val Chisone, in provincia di Torino. Reso celebre dal Giro d’Italia, questo valico è oggi una delle mete più ambite dai ciclisti in cerca di una sfida autentica. La strada si arrampica per quasi 1.700 metri di dislivello positivo, alternando asfalto ruvido a ghiaia compatta, in un crescendo epico che sembra uscito da un romanzo d’avventura. L’ascesa: numeri e sensazioni La scalata inizia a Meana di Susa, con i primi chilometri in asfalto che ingannano: la vera salita comincia poco dopo, quando la strada si stringe e la pendenza raramente scende sotto il 9%. Il cuore dell’impresa è però l’ultimo tratto: 8 chilometri sterrati, dove il respiro si fa corto e le ruote cercano aderenza tra ghiaia e sassi. Qui, in mezzo a una natura incontaminata e silenziosa, la montagna si impone con tutta la sua severità. Non c’è traffico, né distrazioni: solo il suono regolare della catena, il battito del cuore e il vento che soffia tra i larici. È l’essenza del cicloturismo d’avventura. Paesaggi mozzafiato e memoria storica Mentre si sale, il panorama si apre sui tornanti sottostanti e sulla maestosa Val di Susa. Più in alto, le vette del Parco Naturale Orsiera-Rocciavrè dominano l’orizzonte, offrendo scorci degni di un dipinto romantico. Ma il Colle delle Finestre non è solo natura: è anche storia. Lungo il percorso si incontrano ancora le fortificazioni militari costruite alla fine dell’Ottocento, quando questa strada aveva un’importanza strategica. Pedalare qui significa anche viaggiare nel tempo. Consigli pratici per affrontare la salita Il Colle delle Finestre non è una salita da prendere alla leggera. È consigliabile affrontarla con una bici da gravel o da strada robusta, preferibilmente con copertoni larghi per affrontare lo sterrato in sicurezza. La presenza d’acqua lungo il percorso è scarsa, quindi è fondamentale partire ben equipaggiati. Il periodo migliore? Da metà giugno a settembre, quando la neve lascia il passo alla polvere e ai cieli tersi. Una meta per ciclisti autentici In un’epoca in cui il cicloturismo si fa sempre più alla moda, il Colle delle Finestre resta una sfida per puristi. È il luogo ideale per chi cerca emozioni vere, lontano dai percorsi patinati. Qui si riscopre il valore della fatica, il gusto della conquista e il privilegio ra Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 5 giorni, 10 ore fa
La ventesima tappa :Verrès–Sestriere, l’ora della verità tra asfalto e leggenda
Sabato 31 maggio, il Giro d’Italia entra nel suo atto conclusivo con la ventesima tappa, una frazione di alta montagna lunga 203 km che da Verrès, in Valle d’Aosta, conduce a Sestriere, nel cuore delle Alpi piemontesi. È l’ultima occasione per cambiare le sorti della classifica generale, e tutto lascia pensare che sarà una giornata epica. Una corsa in due atti: pianura e poi inferno Il tracciato si apre con una sessantina di chilometri relativamente tranquilli attraverso il fondovalle della Dora Baltea, poi il Canavese. Ma è solo la quiete prima della tempesta. Le salite iniziano a farsi sentire già nelle Valli di Lanzo, con l’ascesa al Colle del Lys, prima rampa di un trittico destinato a segnare la storia di questo Giro. Il Colle delle Finestre: regina e Cima Coppi Il momento clou arriva nel cuore della tappa: il Colle delle Finestre, Cima Coppi dell’edizione 2025 con i suoi 2.178 metri di altitudine. Una salita brutale e scenografica, lunga 18 km con pendenze medie del 9,2%, ma soprattutto gli ultimi 8 km su sterrato, in un crescendo di fatica e leggenda. Qui si deciderà chi ha ancora gambe, cuore e coraggio per tentare il colpo decisivo. Il gran finale a Sestriere Superato il Finestre, la corsa si chiude con la salita finale verso Sestriere, località iconica del Giro. Non è la più dura tra le ascese, ma dopo oltre 4.000 metri di dislivello sarà l’ultima selezione naturale, dove tutto potrà succedere: ribaltoni, crolli, imp Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 6 giorni, 1 ora fa
Cavenago di Brianza e Ornago: Collegate da Una Nuova Pista
Le scorse settimane ha segnato un importante passo avanti per la mobilità sostenibile e la sicurezza stradale nei comuni di Cavenago di Brianza e Ornago. È stata ufficialmente inaugurata una nuova pista ciclopedonale lungo la strada provinciale 176, un progetto nato dalla collaborazione tra i sindaci Giacomo Biffi e Daniel Siccardi. La nuova infrastruttura collega direttamente i due comuni, offrendo un percorso sicuro e illuminato per ciclisti e pedoni. Gli ultimi interventi, tra cui l’installazione dell’illuminazione pubblica, dei parapetti e della segnaletica orizzontale, hanno completato il progetto, rendendo la pista pronta per essere utilizzata. Oltre a migliorare la sicurezza, la pista ciclopedonale rappresenta un incentivo per il trasporto alternativo e per uno stile di vita più sostenibile. Permetterà ai cittadini di spostarsi tra Cavenago e Ornago senza utilizzare l’automobile, riducendo l’impatto ambientale e favorendo il benessere fisico. Questo tracciato è anche un’opportunità per promuovere l’interazione tra le comunità locali e valorizzare il territorio circostante. La pista, immersa in un contesto verde, consente di apprezzare il paesaggio brianzolo in tutta la sua bellezza. L’inaugurazione è solo un esempio di come i comuni possono lavorare insieme per migliorare la qualità della vita dei cittadini, puntando su progetti che uniscono Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 6 giorni, 11 ore fa
La diciannovesima tappa: da Biella a Champoluc, l’Alta Montagna chiama la Maglia Rosa
Venerdì 30 maggio il Giro entra nel suo tratto più incandescente con la diciannovesima tappa, 166 km da Biella a Champoluc, tra i più duri e selettivi dell’edizione 2025. Una frazione alpina che profuma di sentenza, con quasi 5.000 metri di dislivello e cinque salite da brividi a scandirne il ritmo. Il cuore delle Alpi e della corsa Non ci sono facili illusioni lungo il tracciato: Col Tzecore, Saint-Pantaleon e Col de Joux sono tre nomi che fanno tremare i polpacci. Le pendenze toccano il 15%, le strade si stringono, l’altitudine si fa sentire. È la montagna vera, aspra, spietata. La classifica generale può esplodere da un momento all’altro, specie se qualcuno davanti accusa il colpo. Niente tregua, solo selezione È la tappa che i big temono e aspettano: non lunga, ma logorante, tutta da correre con la testa e con le gambe. Lungo le rampe del Tzecore o nella discesa del Saint-Pantaleon si potrà tentare il tutto per tutto. Chi sogna il podio di Roma dovrà farsi avanti. Chi barcolla rischia il tracollo. Il giorno degli attacchi Con la ventesima tappa ancora più dura all’orizzonte, molti potrebbero azzardare già oggi. Il traguardo di Champoluc, nel cuore della Val d’Ayas, potrebbe diventare scenario di gloria o condanna. Lo scenario è da cartolina, il palcoscenico è pronto: ora tocca Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana fa
Zurigo, dal traffico al pedale: lo Stadttunnel diventa simbolo di mobilità sostenibile
Zurigo ha trasformato un’eredità del passato in un modello per il futuro. Dove un tempo scorreva il traffico a motore, oggi viaggiano silenziosi i pendolari del pedale. È la metamorfosi dello Stadttunnel, un’infrastruttura concepita negli anni Ottanta come tratto autostradale, ora riconvertita in una pista ciclabile coperta, tra le più avveniristiche d’Europa. Un gesto concreto e simbolico, che racconta come una città possa ripensare radicalmente il proprio spazio urbano, abbracciando una mobilità più verde e sostenibile. La riconversione dello Stadttunnel non è solo un progetto ingegneristico: è una dichiarazione di intenti. Il tunnel, lungo oltre un chilometro, è stato adattato per accogliere migliaia di ciclisti ogni giorno, protetti dalle intemperie e immersi in un ambiente sicuro, ben illuminato e ventilato. A completare l’opera, un maxi parcheggio sotterraneo per biciclette, capace di ospitare centinaia di mezzi, con servizi dedicati e sistemi di sorveglianza attiva. Un’infrastruttura pensata per rispondere alle esigenze della mobilità quotidiana e incentivare l’uso della bicicletta come mezzo principale per spostarsi in città. La trasformazione zurighese si inserisce in una più ampia tendenza europea che guarda con attenzione al recupero degli spazi urbani. Un parallelo emblematico è quello dei Giardini del Turia a Valencia: un vecchio letto fluviale, originariamente destinato a diventare un’arteria stradale, è stato invece trasformato in un polmone verde di oltre nove chilometri, attraversato da piste ciclabili, aree sportive e spazi ricreativi. Due storie, due città, ma un’unica visione: sostituire l’asfalto con il verde, la velocità con la vivibilità. In un momento in cui la crisi climatica impone scelte urgenti e coraggiose, progetti come quello dello Stadttunnel dimostrano che una mobilità alternativa è possibile e desiderabile. Non si tratta solo di costruire nuove ciclabili, ma di riscrivere la narrazione urbana: da spazi dominati dalle auto a luoghi pensati per le persone.Zurigo, con il suo tunnel ritrovato, lancia un messaggio chiaro al resto d’Europ Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana fa
La Diciottesima Tappa: Morbegno–Cesano Maderno, la quiete prima della tempesta
Dopo la maestosità delle Alpi e prima delle ultime grandi battaglie in quota, giovedì 29 maggio il Giro d’Italia propone una tappa di transizione: la diciottesima frazione, da Morbegno a Cesano Maderno, 144 km quasi completamente pianeggianti. Una giornata definita dagli addetti ai lavori come “cuscinetto”, ma che potrebbe rivelarsi più tattica di quanto sembri. Un’occasione d’oro per i velocisti Il tracciato attraversa la bassa Valtellina, la Brianza e la pianura lombarda senza grandi difficoltà altimetriche: niente salite, niente GPM, solo strade veloci che corrono dritte verso il traguardo. Per i velocisti, spesso messi in crisi dalle montagne, si tratta di una delle ultime occasioni per lasciare il segno in questa edizione della corsa rosa. Le squadre degli sprinter dovranno però lavorare sodo per controllare eventuali fughe, sempre più probabili in tappe brevi e piatte. Ricaricare le energie, ma restando vigili La Morbegno–Cesano Maderno non è solo una tappa per velocisti. È anche una giornata fondamentale per recuperare dopo le fatiche del Tonale, del Mortirolo e di Bormio, e per prepararsi psicologicamente alle ultime scalate decisive. Ma attenzione: il chilometraggio ridotto e la velocità media elevata potrebbero rendere la corsa nervosa, specie nelle fasi finali, con rotatorie, curve e restringimenti che aumentano il rischio di cadute. Cesano Maderno si veste di rosa L’arrivo in Brianza rappresenta una prima assoluta per la corsa rosa: Cesano Maderno, città simbolo dell’hinterland milanese, accoglierà il Giro con una volata annunciata, ma il finale presenta curve tecniche che potrebbero spezzare il gruppo e premiare i più astuti nel Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa
Sulle due ruote verso la cultura: arriva la Ciclabile del Mattatoio, un regalo alla città
C’è un tratto di Roma che presto cambierà pelle, e lo farà pedalando. Si chiama “Ciclabile del Mattatoio” il nuovo percorso ciclabile che collegherà il lungotevere degli Artigiani a Ponte Testaccio, trasformando un angolo urbano poco valorizzato in un corridoio verde, sicuro e suggestivo. Ma soprattutto, nascerà grazie a un gesto di mecenatismo contemporaneo: un investimento di 1,3 milioni di euro interamente finanziato dalla Fondazione Roma. L’annuncio è arrivato oggi in Campidoglio, dove è stata firmata la convenzione tra il presidente della Fondazione, Franco Parasassi, e il sindaco Roberto Gualtieri. Con loro, l’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè, il presidente del Municipio XII Elio Tomassetti e Umberto Marroni, delegato del Comune al progetto della Città delle Arti. Il percorso, lungo 550 metri e distribuito su una superficie di 1.700 metri quadrati, sarà un piccolo gioiello urbano. A illuminare la pista saranno 180 luci led a raso, accompagnate da 660 catarifrangenti che daranno al tracciato una visibilità notturna quasi scenografica. Al posto dei banchi del vecchio mercato, sorgeranno dieci panchine; e senza sacrificare troppo la sosta, verranno recuperati anche 30 posti auto. Ma la novità vera non è solo tecnica: questa ciclabile sarà un nuovo ingresso per l’ex Mattatoio, oggi importante centro culturale romano, collegandolo direttamente alla Dorsale Tevere. Non un semplice tracciato per ciclisti, ma un ponte ideale tra mobilità sostenibile e produzione culturale, tra la città che si muove e quella che si racconta. “È un’opera che unisce bellezza, funzionalità e visione urbana”, ha commentato Gualtieri, sottolineando come il progetto rappresenti un passo avanti nella riconquista dello spazio pubblico da parte dei cittadini. L’apertura è prevista per la primavera del 2026. Sarà allora che le biciclette cominceranno a scorrere su questo nuovo tappeto urbano, tracciando un cammino che è tanto fisico quanto simbolico: un invito a vivere la città in modo diverso, più lento, più attento, più umano.In un tempo in cui i grandi progetti spesso attendono risorse o si scontrano con la burocrazia, la Ciclabile del Mattatoio dimostra che la collaborazione tra Continua a leggere -
[email protected] ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa
🚨🚨 ATTENZIONE – CAMBIO PERCORSO GRANFONDO DEL VENTO 2025 🚴♀️🚴♂️
A causa di una frana che ha interessato la viabilità nei pressi di Barga, come da ordinanze ufficiali del Comune (n. 11 del 29/04/2025 e n. 5 del 13/03/2025), il percorso medio della Granfondo del Vento è stato annullato. 📌 I percorsi confermati per domenica 8 giugno sono: ✔️ Percorso Lungo – 98 km ✔️ Percorso Extreme – 127 km La sicurezza viene prima di tutto: grazie per la vostra comprensione e… ci vediamo alla partenza! 💨 👉 Info aggiornate su: http://www.granfondodelvento.it Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 1 giorno fa
La Diciassettesima Tappa: Il giorno del giudizio tra Tonale e Mortirolo
Mercoledì 28 maggio , il Giro d’Italia propone uno degli appuntamenti più attesi e temuti: la diciassettesima tappa, da San Michele all’Adige a Bormio, 154 km di alta montagna e 3.800 metri di dislivello. Pochi chilometri, ma intensissimi: un concentrato di fatica, strategia e spettacolo che potrebbe riscrivere completamente la classifica generale. Il cuore delle Alpi La tappa si apre in Val d’Adige, in una partenza che non concede respiro: si sale subito verso il Passo del Tonale, una classica delle Alpi che, con i suoi 15 km e pendenze regolari, rappresenta un primo banco di prova per gli uomini di classifica. Ma è solo un assaggio: la vera sfida è più avanti. Mortirolo, la montagna maledetta Dopo la discesa su Ponte di Legno, i corridori si troveranno di fronte a uno dei mostri sacri del ciclismo: il Passo del Mortirolo, scalato dal versante più duro. Con pendenze che sfiorano il 18%, strade strette, ombre fitte tra i boschi e curve che non finiscono mai, il Mortirolo non perdona. È qui che spesso si vincono o si perdono i Giri d’Italia. Più che una salita, è un esame di coscienza per ogni ciclista. L’arrivo a Bormio: un finale d’alta quota Dopo la discesa tecnica e spettacolare dal Mortirolo, la strada torna a salire verso Bormio, con un finale nervoso e selettivo che, se non farà distacchi, metterà comunque alla prova le energie residue. Gli ultimi chilometri potrebbero essere teatro di scatti decisivi o di crolli clamorosi. In ogni caso, l’arrivo a Bormio sarà uno snodo fondamentale in ottica maglia rosa. Una tappa per leggende La diciassettesima tappa è breve, ma letale: un percorso per scalatori puri, per campioni con coraggio, per gregari trasformati in eroi. E arriva nel momento più delicato della corsa, dopo una serie di frazioni impegnative e alla vigilia di altre tappe alpine. È la classica giornata da segnare in rosso, quella in cui si può vincere il Gir Continua a leggere -
Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa
Cabras punta sulla mobilità sostenibile: al via i lavori per il nuovo percorso ciclabile urbano
CABRAS – Un altro passo avanti verso una mobilità più sostenibile e integrata. Questa mattina, nel palazzo comunale di Cabras, si è svolto un incontro operativo cruciale che ha riunito tutti gli attori coinvolti nel nuovo progetto infrastrutturale: rappresentanti dell’assessorato regionale dei Lavori Pubblici, tecnici dell’Arst, impresa esecutrice e direzione dei lavori. L’obiettivo: definire gli ultimi dettagli tecnici e operativi in vista dell’avvio ufficiale del cantiere. Il progetto, considerato strategico per il territorio, mira a rafforzare la rete di mobilità dolce, promuovendo spostamenti alternativi e meno impattanti, in linea con le direttive regionali sulla sostenibilità ambientale. In particolare, l’intervento riguarda il tratto urbano all’interno del centro abitato, dove la realizzazione della pista ciclabile richiede soluzioni flessibili. Il tracciato si svilupperà in sede promiscua lungo le vie Leopardi, Sassari, Cavallotti, Roma e Peschiera, collegando Piazza Stagno con la pista già esistente in Viale Repubblica. Una scelta dettata dalla necessità di adattarsi alla conformazione del centro urbano, dove lo spazio stradale limitato e la presenza di aree destinate alla sosta rendono impraticabile la creazione di un percorso completamente indipendente. Nonostante i vincoli strutturali, l’opera rappresenta un’importante connessione tra centro e periferia, tra mobilità tradizionale e nuove forme di spostamento. L’obiettivo a medio termine è quello di costruire una rete ciclabile più estesa, sicura e accessibile, capace di incentivare l’uso quotidiano della bicicletta, valorizzando al tempo stesso l’identità e la vivibilità del territorio. L’inizio dei lavori segnerà dunque non solo la realizzazione di un’infrastruttura attesa, ma anche un investimento concreto nel futuro di Cabras, orientato verso una Continua a leggere
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Matteo ha scritto un nuovo articolo 1 settimana, 2 giorni fa
La Sedicesima Tappa: Piazzola sul Brenta–San Valentino di Brentonico, il Giro sale ancora
Martedì 27 maggio , dopo il giorno di riposo, il Giro d’Italia riparte con una tappa che si preannuncia tra le più decisive di questa edizione. La sedicesima frazione, da Piazzola sul Brenta a San Valentino di Brentonico, copre 199 km e introduce i corridori a un trittico alpino micidiale, con cinque Gran Premi della Montagna e un arrivo in quota che potrebbe stravolgere la classifica generale. L’Appennino lascia spazio alle Alpi Dopo la lunga traversata dell’Italia centrale e le Prealpi venete, il gruppo si avvicina all’arco alpino. Ma non c’è spazio per il rodaggio: la tappa entra subito nel vivo con un tracciato nervoso, fatto di salite e discese continue, e un’altimetria che non dà tregua. I cinque GPM distribuiti lungo il percorso garantiranno battaglia fin dalle prime rampe, con punti pesanti in palio per la maglia azzurra e potenziali occasioni di attacco per i contendenti alla maglia rosa. Il gran finale: San Valentino di Brentonico L’ultimo atto della tappa è riservato a una salita lunga e complessa di 17 km, che porta fino a San Valentino di Brentonico. Si tratta di una scalata articolata, con due tratti di respiro nei centri abitati di Brentonico e San Giacomo, ma che presenta un finale senza sconti: gli ultimi 3 km sono tutti in salita, su pendenze costanti che faranno emergere solo i corridori più forti e resistenti. Tappa chiave prima del trittico alpino Non è solo la difficoltà altimetrica a rendere questa tappa importante: è il contesto a darle peso. È infatti la prima delle tre tappe di alta montagna consecutive, prima del trittico che include il Passo del Tonale, il Mortirolo e l’arrivo a Bormio. Chi perderà terreno oggi potrebbe pagare dazio anche nelle giornate successive, rendendo questa frazione fondamentale nella strategia delle squadre e nella gestione delle forze. Aspettative e scenari C’è da aspettarsi un attacco da lontano, magari da parte dei gregari di lusso o da outsider che cercano di risalire in classifica. I big, invece, potrebbero attendere l’ascesa finale per misurarsi a viso aperto. La lunghezza e la varietà del percorso la rendono una tappa dura da interpretare, dove resistenza e strategia andra Continua a leggere - Carica di più