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La Tirreno Adriatico 2025

12/12/2024 in Eventi, Granfondo

Il 2025 segnerà un traguardo importante nella storia del ciclismo con la 60ª edizione della Tirreno-Adriatico, conosciuta anche come la Corsa dei Due Mari. Dal 10 al 16 marzo, questo evento annuale promette di essere, ancora una volta, un banco di prova per i grandi nomi del ciclismo internazionale, consolidando il suo status di appuntamento cruciale nel calendario delle competizioni.La Tirreno-Adriatico celebra sessant’anni di storia senza interruzioni, un record di continuità che testimonia la sua rilevanza e il suo prestigio. Negli ultimi anni, i vincitori di questa corsa si sono spesso imposti anche nei Grandi Giri, come dimostrano campioni del calibro di Simon Yates, Primož Roglič, Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard. L’edizione del 2025 si preannuncia quindi come un’edizione imperdibile, con un percorso variegato pensato per mettere alla prova tutte le qualità dei corridori.Il tracciato del 2025 si snoda tra Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo e Marche, offrendo una varietà di scenari, dalle pianure costiere alle salite appenniniche. La corsa partirà con una cronometro individuale a Lido di Camaiore e si concluderà, come da tradizione, a San Benedetto del Tronto.

 

Ecco una panoramica delle tappe:

 

 

Tappa 1: Lido di Camaiore-Lido di Camaiore (Cronometro Individuale, 9,9 km)

 

La corsa inizia con una cronometro pianeggiante, un classico ormai consolidato per la Tirreno-Adriatico. Il percorso, semplice ma tecnico, si snoda lungo i lungomare di Camaiore e Viareggio. I corridori dovranno affrontare un “giro di boa” a Viareggio, al chilometro 5,4, dove sarà rilevato il tempo intermedio. La fase finale, con una svolta a S prima dell’arrivo, richiederà precisione e potenza. Ideale per i cronoman, questa prova potrebbe già dare un vantaggio cruciale in classifica generale.

 

 

 

Tappa 2: Camaiore-Follonica (189 km)

 

Una tappa mossa che alterna tratti pianeggianti e ondulati, perfetta per attaccanti e velocisti resistenti. Dopo la partenza da Camaiore, il percorso attraversa Montemagno e Pisa, per poi dirigersi verso il Livornese. Lasciata la costa a Cecina, i corridori affronteranno un tratto nell’entroterra, caratterizzato da leggere salite. La sfida si accende nel circuito finale di 20 km a Follonica, da ripetere una volta. Il finale potrebbe riservare sorprese per chi saprà approfittare degli ultimi chilometri mossi.

 

 

 

Tappa 3: Follonica-Colfiorito (Foligno, 239 km)

 

La tappa più lunga della corsa si preannuncia una vera maratona. Partendo da Follonica, il gruppo attraverserà la provincia di Grosseto, sfiorando il Monte Amiata, e scalerà il Passo del Lume Spento e la Foce, due salite impegnative. Dopo aver attraversato Montalcino e Chiusi, il percorso si addolcisce fino alla piana del Trasimeno, ma il finale non lascia respiro. La salita verso il Valico di Colfiorito, con i suoi 4 km impegnativi, sarà il primo test serio per i corridori in ottica classifica generale.

 

 

 

 

Tappa 4: Norcia-Trasacco (184 km)

 

Una giornata ricca di salite e valichi appenninici, sebbene il finale sia pianeggiante. Dopo la partenza da Norcia, il gruppo affronterà lunghi valichi come il Forca di Presta e il Passo delle Capannelle, salite non particolarmente ripide ma estenuanti per la loro lunghezza. L’arrivo nella piana del Fucino, a Trasacco, prevede un circuito di 14 km da ripetere due volte, un terreno ideale per i velocisti che riusciranno a superare le difficoltà della giornata.

 

 

 

Tappa 5: Ascoli Piceno-Pergola (196 km)

 

Questa tappa ondulata e tecnica metterà alla prova sia gli attaccanti che gli uomini di classifica. Dopo la partenza da Ascoli Piceno, si attraversano località come Amandola, Sarnano e Tolentino, con salite più o meno impegnative, tra cui il Monte San Vicino. Il finale è particolarmente selettivo: i corridori dovranno scalare il Monte Santa Croce e il Monte della Serra, due ascese ripide che richiedono grande energia. La discesa verso Pergola sarà tecnica e veloce, rendendo questa tappa imprevedibile.

 

 

 

Tappa 6: Cartoceto-Frontignano (166 km)

 

La regina delle tappe, la più dura e spettacolare. Con un arrivo in salita a Frontignano, questa giornata sarà decisiva per la classifica generale. I corridori affronteranno una sequenza di salite nelle Marche, tra cui il Crispiero e il Valico delle Arette, passando per il suggestivo Santuario di Macereto. L’ultima parte del percorso, che attraversa Ussita, Visso e Castelsantangelo sul Nera, conduce alla salita finale: un’ascesa inedita, lunga e ripida, che potrebbe ribaltare completamente le gerarchie.

 

 

 

Tappa 7: Porto Potenza Picena-San Benedetto del Tronto (147 km)

 

L’edizione si conclude con una tappa pianeggiante, un appuntamento classico per i velocisti. Dopo una breve salita verso Santa Maria della Fede, il percorso si dirige verso Ripatransone, con una lunga discesa tecnica fino a Grottammare. Gli ultimi 80 km sono completamente piatti, con un circuito cittadino di circa 15 km a San Benedetto del Tronto da ripetere cinque volte. Una passerella finale lungo l’Adriatico, ma con la promessa di un arrivo al cardiopalma per gli sprinter.

Partecipanti:

Anche se le liste ufficiali dei partecipanti non sono ancora state divulgate, è probabile che i principali team del WorldTour schierino i loro leader, considerando l’importanza della Tirr preparazione per le classiche di primavera e i Grandi Giri.

 

Curiosità:

La Tirreno-Adriatico è soprannominata “La Corsa dei Due Mari” poiché collega il Mar Tirreno con l’Adriatico, offrendo un percorso variegato che attraversa paesaggi suggestivi e città ricche di storia.

 

Immagini:

Per visualizzare le mappe dettagliate delle tappe e le altimetrie, è possibile visitare il sito ufficiale della Tirreno-Adriatico.La Tirreno-Adriatico 2025 promette spettacolo e competizione di alto livello, confermandosi come uno degli appuntamenti più aio ciclistico internazionale.

 

Elba Gravel

16/11/2024 in Diario di Viaggio, Promozione del Territorio

Elba Gravel: avventura, panorami e riflessioni sul cicloturismo

L’Isola d’Elba, con i suoi paesaggi spettacolari e percorsi variegati, è una destinazione che conosco profondamente. Solitamente, i nostri giri in bicicletta seguono il senso antiorario, mantenendo il mare sulla destra e completando il giro dell’isola.
Tuttavia, per noi del Pedale Pesciatino, questa parte dell’Elba è stata a lungo inesplorata. Oggi, affrontandola per la seconda volta, ho migliorato significativamente il percorso, aggiungendo passaggi unici e straordinari che meritano sicuramente di essere ripetuti.

Dopo una partenza all’alba, abbiamo preso il traghetto delle 8:20 per Rio Marina. Già durante la salita verso Rio nell’Elba, il panorama ci ha regalato momenti spettacolari.

Non poteva mancare una sosta per salutare il nostro amico Agri Rebua prima di dirigerci verso Capoliveri, dove ci attendeva la prima vera salita della giornata. La strada panoramica intorno al Monte Calamite ci ha lasciato senza fiato.

Uno dei momenti più suggestivi è stato il passaggio al Laghetto di Terranera, una gemma nascosta dove il verde della vegetazione incontra il blu del mare. Un mix di single track e tratti a piedi ha reso il percorso ancora più emozionante.

Dopo una breve sosta alla Fonte di Coppi per ricaricare le borracce, ci siamo diretti verso la salita del Volterraio, con pendenze che raggiungono il 15%. Nonostante la fatica, il panorama che si è aperto davanti ai nostri occhi dalla cima ha ripagato ogni sforzo.

 

 

 

La discesa ci ha condotti fino a località Magazzini, dove ci siamo concessi una pausa con birra, primo e secondo. Una sosta meritata prima di concludere il giro con gli ultimi 6 km. Tuttavia, il costo del traghetto al rientro ha lasciato l’amaro in bocca. All’andata abbiamo pagato 22 € a persona, mentre al ritorno il prezzo è salito a 28 €, semplicemente perché il biglietto è stato acquistato a bordo. Non si tratta di una multa, ma di un sovrapprezzo incomprensibile per una richiesta fatta direttamente prima di salire sul traghetto.

Un tempo, portare una bicicletta all’Elba non aveva alcun costo aggiuntivo: si pagava solo il biglietto passeggero. Oggi, 23 persone con biciclette al seguito spenderebbero meno portando una macchina. Questo è il riflesso di una mentalità miope che penalizza il cicloturismo, una forma di turismo tematico in grado di generare flussi economici e valorizzare l’isola anche fuori stagione. Le amministrazioni locali parlano tanto di sostenibilità, green e mobilità alternativa, ma poi rendono difficile, se non sconveniente, la fruizione dell’Elba in bicicletta. Un mezzo che occupa meno spazio di un ombrellone e che potrebbe attrarre turisti disposti a vivere e condividere la bellezza di questa isola.

Nonostante queste problematiche, l’Elba resta una gemma unica, e il giro “Elba Grave” è un’esperienza che consiglio di provare. Tuttavia, mi auguro che le amministrazioni comprendano presto il valore del cicloturismo e ne incentivino l’accessibilità.

Granfondo della Versilia – 27ª Edizione: Un’Opera d’Arte per i Primi 1000 Giovani e Forti

05/11/2024 in granfondo, Granfondo

Granfondo della Versilia – 27ª Edizione: Un’Opera d’Arte per i Primi 1000 Giovani e Forti

Quest’anno, alla 27ª edizione della Granfondo della Versilia, vogliamo celebrare il vero spirito del ciclismo e la forza interiore di ogni partecipante. Grazie alla passione e all’abilità artistica di Emy e Max, abbiamo trasformato la medaglia di quest’anno in un’opera d’arte che rappresenta non solo un traguardo, ma il trionfo personale di ogni finitore. Questa medaglia racchiude la forza, la determinazione e la vittoria di chiunque riesca a portare a termine un evento così prestigioso, indipendentemente dal tempo impiegato.

L’immagine scolpita rappresenta una figura mascolina e potente, con una bicicletta sollevata verso il cielo, un gesto che simboleggia la propria vittoria personale, un momento di pura conquista e orgoglio. Questa medaglia, insieme a una maglietta esclusiva progettata per incarnare lo spirito della gara, è più di un semplice ricordo: è un pezzo unico che celebra ogni finitore come un vero vincitore.

Ma l’esclusività non finisce qui. Solo i primi 1000 partecipanti avranno la possibilità di ottenere questa medaglia e questa maglietta, rendendo ogni pezzo ancora più prezioso. Seguiteci sui nostri canali social per restare aggiornati e non perdere questa opportunità unica di essere tra i 1000 “giovani e forti” che porteranno a casa un simbolo del proprio trionfo.

Infine, siamo grati a Enervit , che continuerà a sostenere i nostri atleti fornendo integratori all’interno del pacco gara, accompagnando ogni ciclista in questa sfida epica.

Non vediamo l’ora di celebrare con voi la forza, la passione e il coraggio di chi affronta la Granfondo della Versilia. Unisciti a noi e diventa parte di questa leggenda!

Emy e Max [email protected]

Eroica di Gaiole in Chianti, Un Inno alla Bellezza, alla Bicicletta e alla Condivisione

07/10/2024 in Eventi, News, Promozione del Territorio

Eroica di Gaiole in Chianti: Un Inno alla Bellezza, alla Bicicletta e alla Condivisione

Ci sono giorni in cui il mondo sembra fermarsi, e tutto si riduce a un’unica passione, pura e travolgente: il ciclismo. Giorni come quello dell’Eroica di Gaiole in Chianti, un evento che non è solo una corsa, ma una celebrazione della storia, della fatica e della gioia condivisa. È qui che la passione per la bicicletta trova la sua espressione più alta, in un inno al cicloturismo e alla bellezza della Toscana.

Partire alle 6:00 del mattino, nel buio freddo di Gaiole, con la luce tenue delle candele che guida i primi passi, è come entrare in un sogno. Il primo timbro sulla mia credenziale, come un pellegrino di Santiago, segna l’inizio della mia nona Eroica. Con il glorioso Pedale Pesciatino, ci siamo presentati alla partenza, pronti ad affrontare una sfida che ogni anno ci lega sempre più profondamente alla nostra passione.

L’Eroica, giunta alla sua 27ª edizione, non è solo un viaggio attraverso le colline e le strade bianche del Chianti: è un viaggio nel tempo. Un pellegrinaggio che ci lega, pellegrini moderni, a quelle antiche sensazioni di libertà, sfida e scoperta.

 

Non posso non pensare al patron di questo evento, Giancarlo Brocci, che con la sua visione trent’anni fa ha dato vita a questo sogno. Una follia, ma d’altronde, le follie fanno gli uomini grandi e le cose uniche. Brocci non si nega mai a un’intervista, a un saluto, a una stretta di mano e a una fotografia. È un grande uomo, un uomo grande. Oggi l’Eroica è conosciuta in tutto il mondo, un punto di riferimento per le bici storiche, un vero faro per gli appassionati di ciclismo vintage. E ogni anno lui è lì, con noi, a ricordarci l’importanza di credere nelle proprie visioni.

Quest’anno, come ogni anno, la mia Eroica è iniziata con il primo timbro sulla mia “credenziale”, un gesto che mi riporta ai pellegrinaggi di Santiago. Indossando la gloriosa maglia del Pedale Pesciatino, ho pedalato fianco a fianco con amici e nuovi compagni di viaggio. Il freddo pungente della mattina ha fatto da cornice ai primi chilometri, sotto un cielo carico di nubi, che pareva volerci mettere alla prova sin dall’inizio.

La prima destinazione è una delle più spettacolari: uno dei momenti più suggestivi dell’Eroica è stato il passaggio al castello di Brolio, dove le piccole luci attaccate alle biciclette e le candele che illuminano la salita hanno creato un’atmosfera quasi mistica. Tra asfalto e sterrato, si sale immersi in questo spettacolo notturno che rende l’Eroica un’esperienza unica.

Dopo una quarantina di chilometri, arriviamo in Piazza del Campo, conosciuta in tutto il mondo per il Palio di Siena e, da 10 anni, anche per le Strade Bianche, altro capolavoro di Giancarlo Brocci. Questo uomo potrebbe essere eletto “uomo dell’anno” per il turismo tematico. Vedere la piazza addobbata per l’occasione è uno spettacolo che ogni volta riesce a stupire, come se fosse la prima.

Come ogni anno, ci siamo addentrati nelle strade sterrate, con la salita verso Murlo a fare da giudice: la prima risposta allo stato delle gambe, ripida, fangosa, implacabile. È qui che la fatica comincia a farsi sentire davvero.

Ma l’Eroica non è solo fatica. È anche condivisione. A Murlo, il ristoro ci accoglie come un abbraccio caloroso. I meccanici eroici di un’epoca passata, con la loro maestria e pochi mezzi a disposizione, riparano le biciclette che “urlano fatica, dolore e vecchiaia”, come vecchie glorie che non vogliono arrendersi. Le storie si intrecciano, le facce conosciute ritornano: amici incontrati in tanti altri eventi ciclistici, compagni di viaggio in questa avventura senza tempo.

Poi, il gruppo si era ormai sfaldato. Il nostro capitano aveva deciso di pedalare da solo, per mettere alla prova le proprie gambe e vivere la sua quarta Eroica in piena libertà. Rimasi con Diego, una giovane promessa, che avevo convinto solo una settimana prima a partecipare. Non ha mai mollato un attimo ed è volato fino al traguardo, conquistando il titolo di “eroico”. Un risultato incredibile, per un giovane che un anno fa non avrebbe mai immaginato di poter affrontare una sfida del genere.

Ripartiamo ancora col freddo, alcuni di noi fermi ad aggiustare le loro eroiche biciclette. L’unico pensiero che mi viene in mente è: le Sante Marie, 11 km di puro dolore. Un dolore che alla fine diventa gioia infinita. Ci fermiamo al ristoro ad Asciano, dove ho imparato che bisogna mangiare poco e le cose giuste, salutando amici che conosciamo da una vita, persone che incontriamo a ogni evento. E poi ci dirigiamo verso la foto che non può mancare, al ceppo di Fabio Cancellara.

Le Sante Marie, la salita delle salite, è lì, pronta a metterci alla prova come sempre. 11 km di puro dolore che, alla fine, si trasformano in gioia. Con i miei 54 anni sulle spalle, la mia soddisfazione più grande è stata quella di non mettere piede a terra, un’impresa che non credevo possibile quest’anno. Eppure, eccola lì, la foto sotto il cartello, un sorriso che racconta più di mille parole.

Ma il viaggio non finisce qui. Ancora fatica, ancora salite, ancora strade bianche, sterrato e asfalto. Mangia e bevi, fino all’ultimo ristoro, quello di Castelnuovo Berardenga. È l’ultimo punto di ristoro, dove possiamo concederci qualcosa in più, qualcosa che prima non potevamo mangiare per la fatica che ci aspettava. Ma anche qui, ho dovuto ricordare al mio giovane compagno Diego che non era ancora finita: mancavano ancora 35 km, e con essi altre salite e fatica. Con lui abbiamo sellato di nuovo le biciclette, pronti a pedalare ancora una volta. La catena urlava sotto la sporcizia della strada, ma nonostante tutto, ci ha portato in fondo. E al traguardo, un applauso a mani alte ci ha accolto, un saluto all’impresa gloriosa che si chiama Eroica.

La mia Eroica di quest’anno è stata di 135 km con 2384 metri di dislivello. Ogni chilometro è stato un’emozione, una lotta contro se stessi, contro il tempo e contro la fatica.

Noi toscani siamo abituati alla bellezza che ci circonda, quasi drogati da essa. Non ci rendiamo conto di quanto questa bellezza sia così folgorante per chi viene da fuori. Ogni volta che guardo questi paesaggi, mi viene in mente una frase che utilizzo spesso, ispirata dal film La Casa di Carta, mentre a Firenze si osserva il David di Michelangelo: “Signori, continuate a coltivare la bellezza”. Questa frase risuona nel mio cuore ogni volta che pedalo tra queste terre.

L’Eroica non è solo un evento, è un’esperienza che cambia la vita, come dimostra l’aneddoto che ho vissuto la sera, dopo una cena tra amici e qualche bicchiere di grappa. Ho incontrato una coppia di australiani, lei di origini italiane, madre napoletana e padre siciliano. Dieci edizioni fa sono venuti a Gaiole senza sapere nulla dell’Eroica, e come dico spesso, questa corsa è come una droga: da quel giorno non hanno più smesso di tornare. Tanto che hanno comprato una casa proprio qui, nel cuore del Chianti. La moglie ha persino creato un’attività di cicloturismo, portando altri pellegrini moderni a vivere l’Eroica come la punta di diamante del loro viaggio.

La bellezza della fatica, il gusto dell’impresa: ecco quello che in tre parole racchiude lo spirito dell’Eroica.

L’Eroica non è solo una corsa, è un viaggio nell’anima di chi crede che la bellezza si trovi nei dettagli, nella fatica e nella condivisione. Vieni a scoprire questa magia, perché solo pedalando su queste strade puoi comprendere davvero cosa significhi essere “eroico”.

 

 

 

da Ajaccio a Bonifacio

29/09/2024 in Bikepacking Carsica, Viaggi

Diario di Bordo – Giorno 4: Ajaccio → Bonifacio

Il quarto giorno del mio viaggio in bicicletta in Corsica è iniziato con una scelta ponderata: invece di fermarmi a Porto Vecchio, come previsto inizialmente, ho deciso di concludere la tappa odierna a Bonifacio. La decisione è stata dettata anche dalle valutazioni sulle strutture ricettive ei loro costi. Un cambio di programma, ma con la stessa voglia di scoprire.

Alle 9:00 ero già in sella, pronto a partire con una temperatura che si aggirava intorno ai 15°C. Il cielo sembrava promettere una tregua dalla pioggia, ma quella sensazione familiare che il tempo poteva cambiare da un momento all’altro non mi ha mai abbandonato. Ho imparato a convivere con questo: il meteo imprevedibile è parte del viaggio.

Il tragitto di uscita da Ajaccio ha confermato ciò che ormai è diventato quasi una consuetudine per chi, come me, viaggia in bici: le ciclabili, se esistono, si interrompono e ti ritrovi su superstrade che sfidano ogni logica di sicurezza. Nonostante i controlli sulle tracce e su Google Maps, la via suggerita sembrava voler insistere su quei percorsi pericolosi. Ma passare su una superstrada non è un’opzione accettabile. Ho dovuto adattarmi, cercando strade secondarie che, sebbene più lunghe, fossero decisamente più sicure.

Dopo una lunga pedalata, è arrivato il momento di affrontare la sesta salita della giornata. Un test per la mia resistenza fisica e mentale. La salita è iniziata all’80º km, un’ascesa di circa 5 km, ma l’ultimo tratto, con una pendenza del 16%, mi ha davvero messo alla prova. Non saprei nemmeno dire esattamente dove mi trovassi, ma il senso di sfida e fatica ha reso ogni metro conquistato un’impresa. Ho dovuto fermarmi, riprendere fiato, e mi sono concesso una pausa con due banane e due pesche.

 

Ripartito con energia, non ho potuto evitare un incontro ravvicinato con la pioggia. Giusto dietro una curva, le gocce hanno iniziato a cadere. E naturalmente, come sempre accade, pioggia e discesa si sono combinati per offrirmi un’altra sfida. Le temperature durante la giornata hanno oscillato tra i 12°C ei 26°C, ma ho accettato con serenità questa alternanza di freddo e umidità, sapendo che fa parte del gioco del viaggiare in bicicletta: ci si bagna, ci si asciuga, e si continua a pedalare.

Proseguendo il percorso, il paesaggio ha iniziato a mutare. Gli ultimi chilometri prima di raggiungere Bonifacio sembravano provenire da un altro pianeta. La strada era solitaria, come se fossi l’unico viaggiatore in questo angolo sperduto di mondo. Le rocce attorno a me si coloravano di verde e rosso, e il tutto assumeva un aspetto quasi lunare, in netto contrasto con l’azzurro del mare che intravedevo in lontananza.

Poi, ecco Bonifacio. Uno spettacolo che toglie il fiato. Il castello, arroccato su un promontorio calcareo, sembrava aggrapparsi disperatamente alla roccia, con le unghie e con i denti. C’è una drammaticità in quella visione, un senso di sfida contro il tempo e gli elementi naturali. Prima o poi, quella roccia cederà, e il castello dovrà arrendersi alla forza della natura. Ma per ora, rimane lì, maestoso e fragile allo stesso tempo.

Durante il percorso ho avuto la fortuna di ammirare anche la Torre di Roccapina, una torre genovese del XVI secolo, https://maps.app.goo.gl/nidLR9Z9MbHDb4eVA che domina dall’alto con una vista spettacolare sul mare. È difficile non fermarsi a contemplare la meraviglia della sua posizione, quasi scolpita dalla mano dell’uomo e della natura insieme. A completare il quadro, la famosa formazione rocciosa del “Leone di Roccapina”, un guardiano naturale di questo tratto di costa.

 

La giornata si è conclusa così, con Bonifacio che mi ha accolto come solo questa antica città può fare: con la sua bellezza aspra e la sua storia incisa nella pietra. Un giorno che non dimenticherò facilmente, dove ogni curva, ogni salita e ogni sfida hanno lasciato un segno indelebile.

 

 

 

 

 

da Porto ad Ajaccio

28/09/2024 in Bikepacking Carsica, Viaggi

Diario di viaggio – Giorno 3: Porto → Ajaccio

 

Il terzo giorno inizia con una piccola colazione, quasi simbolica, una tazza di caffè e qualche boccone per accompagnarmi all’alba di una nuova avventura. Il ricordo della fame di ieri mi suggerisce di tenere leggero il pasto, ma la strada mi attende e non voglio perdere tempo. Sono le nove del mattino quando mi metto in sella, con Ajaccio come meta, distante circa 100 chilometri, forse qualcosa in meno. Il cielo è coperto e non promette nulla di buono, ma la voglia di esplorare è più forte di qualsiasi incertezza meteorologica.

I primi chilometri si rivelano una sfida: una salita di 11 chilometri sotto una pioggia battente. La fatica è tanta, ma poi ecco apparire le Calanche di Piana, spettacolari formazioni rocciose rosse che emergono dalla costa come sculture millenarie. Le loro forme quasi surreali catturano il mio sguardo e, per un momento, riescono a cancellare ogni traccia di negatività, quasi facendo dimenticare il freddo che penetra sotto gli abiti bagnati. Perché chiunque vada in bicicletta lo sa: il problema non è tanto la pioggia, quanto il freddo che ti entra dentro, soprattutto in discesa.

Ma non sono solo in questo viaggio. Incontro altri ciclisti lungo il percorso, tutti spinti dallo stesso desiderio di continuare, di scoprire, di andare avanti nonostante il tempo avverso. C’è una sorta di complicità silenziosa tra noi, uno scambio muto che ci unisce in una sfida comune.

La discesa si conclude, e con essa anche la pioggia sembra concederci una tregua. Mi fermo per un caffè caldo, un piccolo ristoro che mi riporta un po’ di calore. Ma la pausa dura poco: quattro curve più avanti e la pioggia riprende, quasi beffarda, come se volesse accompagnarmi per tutto il tragitto. Nonostante questo, il paesaggio che mi circonda è di una bellezza mozzafiato. Pedalando lungo la costa, posso ammirare il mare in tempesta che si infrange contro le scogliere, mentre la vegetazione selvaggia sembra resistere impavida. È uno spettacolo che riempie gli occhi e il cuore, e mi ricorda perché amo così tanto questi viaggi in bicicletta.

Il percorso mi porta sempre più vicino ad Ajaccio, ma prima di concludere la giornata, una riflessione mi attraversa la mente. Amo fotografare i ponti. I ponti sono più che semplici strutture, sono simboli di connessione, unioni tra ciò che è separato. Che si tratti di rive, montagne o generazioni, i ponti rappresentano un passaggio, un andare avanti, un unire ciò che sembrava distante. Non esistono in natura; sono l’uomo che li crea, una delle sue sfide più grandi con la fisica e se stesso, e una delle poche cose che riesce a fare senza danneggiare troppo il pianeta.

Alla fine, dopo una lunga giornata di pioggia e fatica, arrivo finalmente ad Ajaccio, e il sole mi accoglie come un premio inaspettato. Come se non bastasse, riesco persino a trovare il tempo per un tuffo rinfrescante in piscina. Un finale perfetto per una giornata intensa, fatta di sfide, meraviglia e piccoli momenti di gioia.

 

 

 

ile-Rousse Porto via Calvi

24/09/2024 in Bikepacking Carsica, Viaggi

Diario di bordo – Giorno 2: Isola Rossa → Porto (via Calvi)

Il mattino mi accoglie con un cielo incerto, mentre le prime luci sfiorano timidamente Isola Rossa ile-Rousse.
Alle nove in punto, decido di partire, anche se la temperatura, con i suoi 20 gradi, sembra sfidarmi. Sono troppo vestito, forse, ma meglio così, per affrontare una giornata che promette di essere intensa.
Nonostante il cielo velato, l’energia è quella giusta, il cuore batte al ritmo di quella miscela inebriante di salite, discese e il profumo della macchia mediterranea.

La strada è un invito costante, un’onda di asfalto che si snoda tra colline verdi e tratti che sembrano tuffarsi nel blu profondo del mare. Ogni curva è una sorpresa, uno scorcio di Corsica che mi sussurra all’orecchio, facendomi sentire piccolo di fronte alla grandezza di questa natura primordiale. Il mare, a volte nascosto, a volte così vicino da sentire il profumo della salsedine, è un compagno silenzioso, mentre le montagne imponenti mi osservano dall’alto, come antichi guardiani.

Quando arrivo a Calvi, sento il richiamo della cittadella che veglia sul mare, un luogo dove il tempo sembra rallentare. Mi fermo, e il silenzio del mare che lambisce la costa è interrotto solo dal mio respiro. Mi concedo un attimo per assaporare la bellezza di questo luogo. Il cicloturismo non è solo pedalare, ma anche fermarsi, respirare, sentirsi parte di ciò che ci circonda.

Riprendo la strada verso Porto, e ogni chilometro che percorro mi immerge ancora di più in questa terra selvaggia. L’asfalto, a tratti perfetto, in altri punti un po’ ruvido, non è un ostacolo ma parte del viaggio. È un richiamo a tornare, un invito a rifare questo percorso, a rivivere queste emozioni. Qui, in mezzo alla natura, alle rocce rosse che si ergono come sculture e al mare azzurro che lambisce la costa, sento di essere esattamente dove dovrei essere.

La luce del giorno inizia a sfumare, e mentre mi avvicino a Porto, il tramonto dipinge il cielo di colori caldi. Questa giornata, seppur non sempre baciata dal sole, mi ha dato una sensazione profonda, quella del vero cicloturismo, del vero cicloviaggiatore.
Ogni salita affrontata, ogni discesa conquistata, ogni chilometro percorso in questo paesaggio aspro e meraviglioso, ha risvegliato in me uno spirito di avventura, una connessione con la strada e con me stesso.

Arrivato a Porto, trovo rifugio tra le rocce, mentre il mare continua a cantare la sua melodia. La stanchezza si dissolve nel piacere di aver vissuto una giornata perfetta, in cui la natura mi ha accolto e il viaggio mi ha regalato una nuova prospettiva.

 

bike hotel Olmuccio Corsica

23/09/2024 in Bike Hotel, Bikepacking Carsica

Scoprire l’Hotel Hôtel Résidence *** Olmuccio : il luogo perfetto per una pausa cicloturistica tra Bastia e Bonifacio
Situato in una posizione strategica sulla costa orientale della Corsica, l’Hotel Residence Olmuccio è la soluzione ideale per chi pratica cicloturismo e cerca un punto di appoggio comodo e accogliente, sia prima che dopo l’imbarco da Bastia o Bonifacio. Questo angolo di paradiso combina il comfort con la vicinanza a magnifiche spiagge e un’accoglienza che fa sentire ogni ospite come a casa.
1. Ubicazione perfetta
L’Hotel Olmuccio si trova a breve distanza da Bonifacio e Bastia, due principali porti di imbarco per la Corsica, il che lo rende una tappa obbligata per chi desidera esplorare l’isola in bicicletta. La sua posizione consente di evitare il traffico delle città e di immergersi subito nella tranquillità naturale che solo la Corsica può offrire. Che tu stia arrivando o partendo dall’isola, questa è una fermata che ti permetterà di ricaricare le energie.
2. Servizi di qualità
Oltre alla sua posizione strategica, l’Hotel Olmuccio offre una serie di servizi pensati per rendere il soggiorno dei cicloturisti il più rilassante e piacevole possibile. Dalla piscina immersa nel verde, perfetta per rilassarsi dopo una giornata di pedalate, alla vicinanza al mare, che offre la possibilità di rigenerarsi con un tuffo nelle limpide acque del Mediterraneo, ogni dettaglio è curato con attenzione. Gli ampi spazi verdi invitano a godersi momenti di pace e relax, mentre le stanze e gli appartamenti sono pensati per garantire comfort anche dopo le fatiche della giornata.
3. Accoglienza e disponibilità
Uno dei punti di forza dell’Hotel Olmuccio è senza dubbio la gentilezza e la disponibilità del personale. Sin dal primo contatto, si percepisce un’autentica volontà di venire incontro alle esigenze degli ospiti, sia per fornire informazioni sui percorsi cicloturistici, sia per soddisfare richieste particolari legate alle necessità dei viaggiatori su due ruote. La qualità dell’accoglienza è ciò che rende questa struttura unica e amata da chi la sceglie.
4. Relax e comfort
La struttura mette a disposizione camere confortevoli e appartamenti spaziosi, ideali per gruppi o famiglie che viaggiano insieme. Oltre alla piscina, gli ospiti possono godere di ampi spazi verdi e aree relax, perfette per recuperare energie prima di ripartire alla scoperta della Corsica. La vicinanza alle spiagge incontaminate offre l’opportunità di godere di giornate al mare in totale tranquillità. Non c’è niente di meglio, dopo una lunga pedalata, che rinfrescarsi in piscina o godersi il panorama circostante.
5. Un rifugio tra mare e montagna
Circondato dalla natura, l’Hotel Olmuccio è la base perfetta per esplorare la Corsica in bicicletta, con percorsi che si snodano tra mare e montagna, offrendo panorami mozzafiato. Le strade secondarie poco trafficate rendono la zona ideale per il cicloturismo, permettendo agli appassionati di pedalare in tutta sicurezza. La varietà di paesaggi, tra costa e montagna, rappresenta una cornice ideale per chi vuole godersi ogni chilometro in bicicletta.
Un’esperienza che ci ha conquistato
Torneremo sicuramente in Corsica con un gruppo di ciclisti, e l’Hotel Olmuccio sarà una delle nostre mete sicure. La nostra visita è stata organizzata in modo anonimo, un dettaglio che ci ha permesso di valutare realmente il valore di questa struttura, dalla qualità dei servizi all’autenticità dell’accoglienza. Ci vediamo presto presto!
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L’inizio di un’avventura in Corsica Île-Rousse

23/09/2024 in Bikepacking Carsica, Viaggi

Diario di bordo – Giorno 1 – L’inizio di un’avventura in Corsica ÎleRousse

Il giorno è appena nato quando la sveglia suona, segnando l’inizio di una nuova avventura. Alle quattro del mattino, il cielo è ancora avvolto nell’oscurità, ma c’è qualcosa di magico nel prepararsi a partire prima dell’alba. Il traghetto ci attende a Livorno, pronto a portarci verso le coste selvagge della Corsica. L’aria del porto è intrisa di salsedine e aspettativa, mentre le prime luci si riflettono pigramente sulle acque tranquille.

Il traghetto della Moby, seppur lontano dall’essere confortevole o pulito, è l’unica via per raggiungere l’isola. Attraverso il mare, le onde ci cullano in un lento abbraccio, mentre lo sguardo si perde all’orizzonte. La traversata, che avrebbe dovuto essere rapida, si allunga con un’ora e mezza di ritardo. Sei ore in mare, ma ogni minuto avvicina un sogno: la Corsica.

Finalmente, dopo tanta attesa, le coste di Bastia si rivelano all’orizzonte, rocciose e maestose. Il vento porta con sé il profumo dell’isola, un misto di mare e vegetazione selvaggia. Da Bastia mi dirigo verso Isola Rossa, una cittadina affacciata su acque cristalline, dove il tempo sembra rallentare. Le sue strade strette, i colori caldi delle case e il ritmo pacato della vita locale mi accolgono come un vecchio amico.

Senza il pranzo alle spalle, ma con la voglia di assaporare ogni istante, mi concedo un aperitivo, osservando il sole che si tuffa nel mare. È solo il primo giorno, ma già sento che la Corsica ha tanto da svelare. Domani, la strada mi porterà verso nuovi orizzonti, con 100 km di pedalata che attendono solo di essere vissuti.

Frane e Indifferenza Piccolo Mortirolo da Mutigliano Lucca

15/09/2024 in Territorio

Frane e Indifferenza: La Strada del Piccolo Mortirolo Mutigliano Lucca, Simbolo Dimenticato della Lucchesia

La salita del Piccolo Mortirolo, un tempo percorso prediletto da ciclisti e amanti dell’outdoor, oggi giace abbandonata, dimenticata dalle istituzioni.

Questa strada, scelta per il percorso lungo della Granfondo della Versilia oltre dieci anni fa e considerata perfetta per un futuro passaggio della Granfondo Puccini Città di Lucca, offriva tracciati spettacolari e paesaggi mozzafiato.

Ma ora, impraticabile a causa di frane che hanno diviso la collina in due, sembra essere stata inghiottita dall’oblio. Da una parte il Piccolo Mortirolo, dall’altra Vecoli: un tempo unite da questa meravigliosa strada, ora separate, mentre i residenti sulla cima del crinale si trovano a vivere un disagio crescente.

Piccolo Mortirolo da Mutigliano Lucca

L’isolamento si è accentuato con la chiusura della discesa delle Vipore, anch’essa bloccata da una frana dallo scorso anno. Queste magnifiche zone, un tempo battute da ciclisti, camminatori e pellegrini, oggi vedono gli abitanti completamente isolati e costretti a percorrere lunghissimi tragitti per raggiungere Lucca o la Freddana, aumentando i disagi quotidiani.
È incomprensibile come, in un comune come Lucca, si possa ignorare il problema. La strada di Vecoli, interrotta per un tratto di appena 50 metri, è un esempio lampante di come la soluzione sia a portata di mano, eppure rimane irraggiungibile. Le frane, cinque in tutto, sono lasciate al loro destino, e la risposta delle autorità è stata superficiale: due new jersey e tre transenne, come se chiudere gli occhi al problema lo risolvesse. Ma così non si risolve nulla, si ignora solo una questione che continua a pesare sulle vite dei residenti e di chi vorrebbe godere di queste strade. Nessuno se ne occupa seriamente, eppure si parla continuamente di turismo e cicloturismo, di valorizzare il territorio, mentre si abbandonano al degrado infrastrutture vitali per chi vive in questi luoghi e per chi li visita.

Piccolo Mortirolo da Mutigliano Lucca

È un controsenso. Ci si riempie la bocca di parole sulla bellezza del cicloturismo, e poi ci si trova di fronte a strade chiuse da anni, che restano inaccessibili. Il turismo su due ruote, risorsa preziosa, rischia di diventare solo una promessa vuota, senza un’infrastruttura adeguata e la cura del territorio. Questa situazione solleva una domanda cruciale: perché il Comune di Lucca non ha ancora ripristinato un collegamento così importante? La collina, non solo per i residenti ma anche per la sua importanza storica negli eventi ciclistici e turistici, merita attenzione.
Camminatori, ciclisti e fedeli, che vorrebbero raggiungere i propri cari o la chiesa, trovano solo strade chiuse. I residenti chiedono che le istituzioni intervengano per riportare vitalità e accessibilità a una strada che era simbolo di bellezza e di sport.
Ripristinare la salita del Piccolo Mortirolo significherebbe non solo facilitare la vita quotidiana di chi abita in queste zone, ma anche ridare valore a quei percorsi ciclistici storici che hanno contribuito a rendere grande il territorio.
Lucca, ormai una città modello, non può permettersi di ignorare questi disagi. Non si può pensare soltanto a ciò che accade all’interno delle mura e trascurare tutto il resto. La collina lucchese, la Lucchesia, dà da vivere a decine di famiglie, e il disagio non può essere ignorato.
È ora di svegliarsi, di rimboccarsi le maniche e ridare vita a questo territorio che si trova a soli 10 km da Lucca, dove possiamo vivere la natura e le bellezze che ci sono state donate dai nostri avi.

Grazie.