L’apertura della ciclovia “La via del cuore”, attraverso le zone del terremoto che vogliono rinascereperando talvolta le L’apertura della ciclovia “La via del cuore”, attraverso le zone del terremoto che vogliono rinascere
Il viaggio della solidarieta’ su due ruote
Abbiamo incrociato posti bellissimi, pronti per ricevere turisti e visitatori, anche se le ferite del sisma sono ancora aperte
di Carlo Carotenuto
Durante il periodo di lockdown uno degli argomenti più gettonati dagli “sceriffi da balcone” che imprecavano e inveivano contro i podisti e i ciclisti che andavano a correre da soli rispettando comunque le regole era: “Ma dovete correre per forza? Non avete rispetto per i morti…”. Paolo Pagni, cicloviaggiatore e collaboratore di cicloturismo.it mi coinvolse in appuntamenti settimanali in diretta, per spiegare le regole e raccontare quello che stava accadendo, cercando di ipotizzare gli scenari legati al virus e alle decisioni della politica. Perché la gente aveva bisogno di capire, di interpretare DPCM e regole non sempre chiare, aveva bisogno di punti di riferimento. Dirette che ebbero grande attenzione, superando talvolta le 10mila visualizzazioni sui social. Fu in una di queste che, parlando, si disse: “dicono che non ci vogliamo fermare e che non abbiamo rispetto dei morti. Ma all’indomani dei vari terremoti che hanno colpito il centro Italia qualcuno per caso si è fermato? Si erano fermate le corse podistiche, le gare cicloamatoriali e i raduni senza classifica o le non competitive di corsa? No, di certo”. E abbiamo pensato che proprio nelle zone terremotate, oltre ai disagi che sicuramente ancora si facevano sentire, si sono sicuramente sommate le precarietà del lockdown. E allora Paolo Pagni si è inventato l’iniziativa: percorrere il territorio che va da L’Aquila a Perugia, toccando le tappe dei luoghi più colpiti dal sisma fino ad arrivare a Perugia, dove si incrociano le ciclovie già aperte più famose d’Europa. Per portare la nostra solidarietà, verificare come stanno le cose e per capire se c’è possibilità di rinascita, concreta, possibilità di ospitare turisti e altri cicloviaggiatori. E la risposta è stata: “Sì. Le strutture di ristorazione sono attive ed efficienti e anche quelle per l’ospitalità ci sono, anche se da qualche parte si lavora per incrementarle ulteriormente”.
Ecco il racconto delle tappe percorse in bici e dei nostri incontri con gli amministratori locali. Ora di fatto la ciclovia è stata tracciata. Pronta per essere percorsa; in tre tappe (come abbiamo fatto noi, ma in realtà ne avevamo previste quattro) oppure anche in più giorni, accorciando i percorsi e fermandosi in più luoghi. Di fatto noi abbiamo percorso circa 300 km in bici, e il nostro cammino, per una coincidenza non prevista originariamente, si è intersecato spesso con le tappe della Tirreno-Adriatico, evento per professionisti che era stata nel frattempo spostata perché nella prima parte di stagione non si è corso a causa del confinamento.
Con un camper d’appoggio guidato dal nostro pilota e tuttofare Mauro Zocatella siamo partiti martedì pomeriggio alla volta de L’Aquila. In serata abbiamo fatto il primo incontro con l’Amministrazione comunale, incontrando Giancarlo Della Pelle, consigliere comunale e vicepresidente tra l’altro della terza Commissione (Politiche sociali, culturali e formative), oltre che membro della Commissione gestione del territorio. Sia durante la diretta sulla pagina Facebook di cicloturismo che dopo, a telecamere spente accompagnandoci in giro per la città, ci ha spiegato tante cose sulla città: che ha beneficiato per la ricostruzione di fondi donati da vari stati europei che furono allora coinvolti nell’incontro internazionale del G8 che l’allora presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi aveva spostato da La Maddalena (dove peraltro si era indietro con i lavori di preparazione) al capoluogo abruzzese appena colpito dal sisma (la prima scossa era avvenuta nella notte tra il 5 e 6 aprile del 2009). Della Pelle ci spiega i segreti della Perdonanza, la festa tradizionale più famosa, e di come la città folcloristicamente è divisa nei quattro Quarti che comprendono anche i borghi oltre la città che in linea d’aria fanno parte delle rispettive porzioni. Troviamo una città sostanzialmente ricostruita, almeno per il centro storico, ma dove alcuni luoghi pubblici non sono ancora agibili, una città che attira tantissimi visitatori e abruzzesi che quotidianamente la frequentano provenienti da fuori, ma che sostanzialmente non è più abitata dalla popolazione locale. Poi ci saluta non prima di averci indicato, e non poteva mancare, un ristorante per la cena a base di arrosticini abruzzesi…
TAPPA 1
Il giorno dopo, mercoledì 9 settembre, dopo la notte passata in camper, comincia il nostro viaggio in bici. Prima tappa da L’Aquila ad Accumoli, con sosta ad Amatrice, per complessivi 76 km. Ci raggiungono altri due ciclisti del posto: Federico Pisani e Luca Giannangeli, anche lui un giornalista che si occupa di particolari gare endurance di cavalli ed è poi l’organizzatore di una randonnèe che si svolge a L’Aquila, la Ride2parks (il 7 giugno 2021 la prossima edizione). Ci accompagnano per la prima parte della tappa, fino ad Amatrice. Prima di arrivarvi transitiamo per il paese di Aringo dove cominciamo a vedere per la prima volta le case non agibili o distrutte. Essendo chiuso l’unico bar del paese chiediamo sfacciatamente un caffè alla signora Lidia, appena incrociata, che con la “moka” ce lo prepara, con tanto di vassoio con caramelle. Cinque caffè che gustiamo nella sua macelleria, di fronte a casa sua: solo che la macelleria, da quando il marito è scomparso, si è trasformata in un laboratorio dove lei restaura (mirabilmente) i mobili… “La gente ora va al centro commerciale dove trova tutto, non veniva più a comprare solo la carne”, ci spiega. Arriviamo ad Amatrice – rasa al suolo dal terremoto del 2016 – dove facciamo la diretta in esterna e poi quella dove incontriamo l’amministrazione con il consigliere Piergiuseppe Monteforte, che ha la delega ai Rapporti con Associazioni, Turismo, Comunicazione, DE.CO., Riconoscimenti Comunitari; con lui altre persone dello staff. Di fatto – ci spiegano – ad Amatrice si è ricostruita tutta una zona nuova, dove per lo più ci sono i ristoranti più famosi; poi c’è la zona dei box, dove c’è la sede del Comune e altri luoghi istituzionali. C’è anche il Palazzetto dello sport. Più in la c’è la città vecchia. O quello che ne resta. É ancora zona rossa. Presidiata dalla camionetta dell’Esercito. Di fatto in bici o a piedi non vi si può transitare, ma noi ci facciamo dare un permesso in Comune ed entriamo a visitarla. Prima di arrivare ad Amatrice abbiamo incrociato Configno, dove è tornata a svolgersi la famosissima gara podistica internazionale Amatrice-Configno, che fu ripristinata anche con un piccolo aiuto materiale da parte di Firenze Marathon, che raccolse dei fondi con una sottoscrizione ad hoc; il presidente del Comitato organizzatore dell’evento fiorentino Giancarlo Romiti si recò sul posto per consegnare l’assegno e per dare una mano agli organizzatori nella prima edizione seguente al sisma. Non poteva mancare la sosta al ristorante per assaggiare la tradizionale “amatriciana”. Maria Laura ce ne consiglia uno “ma dovete farvi servire da Nicoletta…!”, ci dice scherzando. E così facciamo. E mettiamo in croce la malcapitata Nicoletta appena arriviamo… Scopro che di amatriciana esiste la “grigia”, che è la ricetta classica, e quella col pomodoro. Più buona la prima, secondo me…
Ci rimettiamo in bici in direzione Accumoli. Facciamo fatica a trovare il Comune perché alla fine scopriamo che ci sono ormai tre luoghi diversi per identificare la città. La città vecchia è deserta ed è anche quella “zona rossa”, off limit, presidiata dall’Esercito. Non ci si può salire. Poi c’è la zona delle S.A.E., acronimo che sta per Soluzioni Abitative di Emergenza, i moduli abitativi tutti uguali dove dopo il sisma è stata trasferita la popolazione, o parte di essa, in una collina adiacente la città vecchia. Che poi vengono in mente tante riflessioni sulla terza parola dell’acronimo: “Emergenza”… Tipo “Sono passati quattro anni ma certe emergenze continuano…”. In basso, invece, lungo la Statale, c’è il Comune e c’è una sorta di cittadella commerciale. Ci ricevono con grande cordialità la sindaca Franca D’Angeli e la Giunta praticamente al completo. Dopo la diretta la signora Franca ci accompagna con la propria macchina alla città vecchia, e ci racconta storie ed episodi: come si cerca di ripartire, ledifficoltà nella ricostruzione, il fatto che solo di recente le normative per i permessi a ricostruire sono state rese più semplici e meno kafkiane, come ci avevano già spiegato anche ad Amatrice. “Quella era la mia casa” indica Franca – “l’altra invece è una casa dove è sparita un’intera famiglia, perché vi è crollata sopra la campana della chiesa. Qui c’era il distributore di benzina, e sotto le macerie c’è ancora il combustibile che non può essere recuperato… Lassù un palazzo antico, quella casa è rimasta apparentemente intatta ma è inagibile…”. Un paio d’ore da brividi nel cuore… Ai disagi si sono aggiunti lo scorso inverno le limitazioni del confinamento, moltiplicando al quadrato i problemi… Ci congediamo dopo averci fatto indicare un ristorante dove ceneremo (carne alla brace, stavolta…) e dove nell’ampio giardino circostante parcheggeremo anche il camper per passare la notte.
TAPPA 2
La mattina dopo, giovedì 10 settembre, una nebbiolina ci accoglie. Siamo a circa 700 metri sul livello del mare e il fresco non è mancato durante la notte; abbiamo fatto ricorso anche alle coperte. Ci attende una tappa di 96 km, da Accumoli, passando per Arquata del Tronto, un altro dei paesi più colpiti, da dove cominciamo a salire verso il passo della Forca di Presta. Siamo sui Monti Sibillini e arriveremo a 1800 metri di altezza. Poi la discesa verso Piangrande. La risalita verso Castelluccioche, scopriamo. è traguardo volante della tappa della Tirreno-Adriatico che si svolge lo stesso giorno. Di fatto saremo “inseguiti” dai professionisti. Qui, dopo aver sostato a un bar tra i tanti forniti di ogni bene (per me anche una birra artigianale dei frati di Norcia, ci stava…) proseguia-mo per la piana che a luglio si colora di rosso e di viola per i papaveri che sbocciano. Una vallata immensa che pa-re di essere in uno di quei film ambientati in Texas nel Grand Canyon, Cavalli e mucche ovunque, a decine ad atterrare in parapendio, su una collina la sagoma dell’Italia isole comprese disegnata col taglio degli alberi. “Cosa spendete a fare i soldi per andare in America, l’America l’abbiamo qui…” avevo espresso il mio pensiero ad alta voce poco prima durante una diretta per cicloturismo…Risaliamo al rifugio Perugia (Gran Premio della montagna della tappa dei pro) per poi discendere in picchiata e arrivare a Cascia dove è posto il traguardo finale della tappa. Il Comune è tutto in fermento, già tutti coi pass hospitality al collo. Fra due o tre ore o poco più arrivano i ciclisti veri. Però ci accolgono e ci ricevono, anche stavolta, con grande cordialità. Il sindaco Mario De Carolis, vari assessori e donne e uomini dello staff e del Consiglio comunale (generalmente tutti con piglio e anagrafica giovani e dinamici…) si riuniscono per la nostra diretta. “Se abbiamo speso 54mila euro per essere scelti come arrivo di una tappa della Tirreno-Adriatico – dice in modo diretto il sindaco – è perché crediamo nel progetto della visibilità e crediamo che sia importante la visibilità di questi luoghi per la rinascita di questi posti. Non abbiamo solo i luoghi legati a San Benedetto, ma tanto da offrire a chi cerca un turismo sostenibile e a contatto con la natura”. Dopo i saluti andiamo in un’osteria situata sotto un pergolato proprio al bivio dove spunteranno i corridori prima degli ultimi cinque chilometri della tappa. L’idea è quella di prendere solo una birra. Il titolare esordisce dicendo che è pronto a sellare l’asinello per montarci in groppa e andare ad aspettare i corridori. Poi invece finisce che ci prepara antipasti con salumi e formaggi tipici del posto. Per iniziare. “E la pasta? Non la potete rifiutare…” E via con maccheroni mantecati all’uovo, con ricotta e salsiccia… Il colpo di grazia lo fa il dolce. Ricotta fresca ricoperta di marmellata fatta in casa… Nel frattempo vediamo dalla tv e dai telefonini che i corridori stanno arrivando. Non c’è più tempo per sellare l’asino, andiamo tutti giù a vederli passare. Poi seguiamo il finale attraverso il telefonino e vediamo Hamilton (omonimo del pilota di Formula Uno) che batte nella volata a due Masnada. Poi il gruppo dei primi a pochi secondi. Chissà come saranno contenti gli amministratori di Norcia, è stato un bello spettacolo!
Con un po’ di groppo nello stomaco, più che nel cuore, viene il momento di ripartire, per fare gli ultimi 18 km per arrivare a Norcia, la città di San Benedetto. Pietro Luigi Altavilla, vicesindaco e assessore al turismo, allo sport, alla vigilanza e al commercio ci accoglie a braccia aperte insieme agli altri collaboratori, fuori del container del Comune, situato subito fuori le murainsieme alle altre strutture prefabbricate che ospitano le varie forze dell’ordine. É bello quando arrivi e aspettano proprio te. Per l’occasione ci dicono che abbiamo l’onore di inaugurare il nuovo spazio all’interno dei container del Comune che è stato destinato alle conferenze stampa; anche stavolta il luogo è arredato con la bandiera del Comune, quella italiana e quella Europea. Si ribadiscono i messaggi a cui ci stiamo abituando: “A Norcia stiamo lavorando sulle strutture di ospitalità, perché al momento abbiamo solo circa 400, 500 posti letto, ma stiamo incrementandoli. Ristoranti invece ce n’è quanti se ne vuole…”. Ci salutiamo. La notte la trascorreremo nel parcheggio davanti agli uffici, parcheggio che si svuota presto e rimane solo il nostro camper…Decidiamo che non è il caso di cenare perché la pancia è ancora piena. Comincia a piovere e mentre Mauro “riassetta” il camper io e Paolo andiamo in vista alla città. Peraltro (e ancora una volta è una coincidenza), l’indomani la città sarà sede della partenza della tappa della Tirreno-Adriatico. Come è noto la città è piena di cattedrali (e case) sorrette dalle impalcature in metallo; a volte è rimasta solo la facciata. Facciamo delle riflessioni, prima durante la diretta della buonanotte, davanti al palco della corsa, poi tra noi. Andiamo alla fine anche a prenderci un gelato, nel posto dove siamo stati consigliati. “Ci hanno detto che questa è la gelateria migliore della città…”, dico al titolare entrando… Lui mi guarda e sorride… “Per forza, non siamo a New York, questa è l’unica gelateria artigianale che c’è…”. Il gelato è davvero buono e pure abbondante… Si va a dormire. Il giorno dopo tappa impegnativa.
TAPPA 3
Venerdì 10 settembre. A causa del fatto che la Tirreno-Adriatico percorre proprio le strade che dobbiamo prendere noi siamo costretti o a una levataccia oppure a fare i primi 20 chilometri anticipandoci in camper. Dal momento che sembra che piova decidiamo per la seconda opzione. In realtà eravamo dentro a un banco di nebbia, tant’è che appena usciti fuori dalla vallata il sole splende. Inogni caso percorreremo in bici 111 km. A cui vanno aggiunti gli oltre 20 circa da Norcia a Preci che facciamo in camper. A Preci c’è il sindaco Massimo Messi che ci accoglie. Insieme a lui tutta la squadra che deve provvedere a garantire le strade chiuse per il passaggio della corsa. Ci sono pochi bivi da presidiare ma la task force è abbondante e ben organizzata. Ci dedicano anche in questo caso grande attenzione, ammirano le bici, ci fanno domande, ascoltano il nostro progetto, ci parlano della loro situazione. Li salutiamo ed è un arrivederci cordiale, appuntamento da rinnovare in un momento meno “convulso”. Saliamo in bici, percorrendo strade incuneate tra le rocce, in direzione Visso, che va ciata anche e soprattutto per la sosta in pasticceria, una delle più fornite della storia! Le commesse, sguardo concentrato al lavoro, non rispondono ai complimenti che elargiamo sulla bontà delle cose. Prendo un bignè ricoperto di cioccolato fondente: dentro non è vuoto ma carico di marzapane, noci, nocciole e quant’altro. Basterebbe come “carburante” per fare altri 40 km. Paolo, che si era fermato solo per il caffè poi mi imita e ne prende uno anche lui. Io ci aggiungo una striscia di pizza ai fiori di zucchini fritti… Non si poteva non assaggiare. Unica.
Si arriva a Pieve Torinadopo aver sfilato fra strade solitarie, scorrevoli e puntellate qua e la da case distrutte alternate a lunghe teorie di moduli S.A.E. La peculiarità è sempre la stessa. Ognuno le ha ornate meglio che può all’esterno, chi ha la distesa di geranei, chi ha i vasi di piante, chi il pergolato di edera, chi i giochi per bambini. Insomma ognuno ha cercato di personalizzarle per renderle meno uguali e anonime, per avere la sensazione di “casa vera”. Un’altra cosa che noto è che generalmente le indicazioni stradali indicano tutte ancora le località “pre sisma”, anche quando le città e i luoghi di fatto non ci sono più. Nessuno ha osato cambiarle, quasi come se indicare con una freccia il Comune nuovo dia il senso scaramantico che nel Comune vecchio non si tornerà più. Pieve Torina sarà sede della partenza della penultima tappa della Tirreno Adriatico e per questo mentre arriviamo alla sede del Comune il sindaco Alessandro Gentilucci viene raggiunto anche da una troupe della Rai che è li per documentare la nuova pista ciclabile di ghiaia varata di recente poco distante. Quelli della Rai sono un po’ impazienti, non possono aspettare quei cinque, dieci minuti per la nostra diretta. Così il sindaco deve decidere di andare con loro e farci aspettare. Ma a questo punto sento aria di scoop, l’istinto giornalistico mi viene fuori… “Se c’è la Rai voglio vedere anche io quello che vanno a riprendere”, mi dico. E propongo di andare con loro sul posto. Faremo la nostra diretta lì e poi proseguiremo. Approvato. Il posto non è così vicino come pensavamo però raggiungiamo gli altri e alla fine veniamo anche utilizzati come “cavie”, o meglio come comparse, per girare le immagini di gente che percorre la pista. Paolo ha una bici gravel e non ci sono problemi, io ne ho una da corsa, classica, e fare la rampa con la ghiaia non è scontato. Ma col rapporto piccolo, abbinando agilità e forza muscolare, riesco a salirla senza finire su “Paperissima” per una caduta che aveva buone probabilità di avvenire. Le immagini dovrebbero essere andate in onda durante la tappa, nella giornata di domenica 13.
Ora dobbiamo correre perché la nostra tappa è ancora lunga e abbiamo perso del tempo. Transitando da Foligno e da Spello arriviamo a Santa Maria degli Angeli dove abbiamo appuntamento con l’assessore allo sport del comunedice niente; anzi i frati sono molto gentili, ci rispondono che non ci sono problemi e che possiamo entrare. Non è poco… segno di accoglienza. Usciti da li ci rimettiamo in bici e non possiamo non andare in su, ad Assisi,alla Basilica di San Francesco.
Poi scendiamo in direzione Perugia, distante una ventina di chilometri. É l’ultimo sforzo. Luca che ci assiste in una sorta di regia dall’ufficio di cicloturismo ci avverte che per arrivare al centro di Perugia c’è del dislivello da superare. Sottovalutiamo la cosa, ma in realtà ci sono lunghe rampe al 10/13 per cento prima di arrivare ai piedi della città: E anche lì poi si continua a salire. Stringiamo i denti e arriviamo comunque alla fine a Piazza 4 novembre, la piazza principale, non prima che io abbia fatto il quotidiano collegamento con Lady Radio per parlare di Formula Uno in vista del Gran Premio di Toscana al Mugello.
Collegato con noi in diretta, così come a quasi tutte le altre dirette per gli incontri istituzionali c’è il sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, perché Pescia offre una sorta di “gemellaggio” con tutte le città che abbiamo visitato, offrendosi anche di ospitare il prossimo anno una famiglia disagiata con figli per un fine settimana all’insegna del divertimento e della serenità con sullo sfondo la cittadella di Collodi, Pinocchio e tutte le altre attrattive per i ragazzi che la città offre. Dopo la doccia si caricano le bici sul camper per l’ultima volta. Si torna a casa. Non prima di una cena “nostrana” nei pressi di Reggello.
La “Via del cuore” è aperta. Ora toccherà alla comunità europea magari finanziarla e inserirla nel novero delle ciclovie. Noi abbiamo fatto la traccia e ispirato altri “pionieri” come noi e già arrivano feedback di presidenti di società di cicloamatori che stanno pensando di organizzare una gita per portarci la squadra. É stato un viaggio dai contorni intensi, in cui ogni secondo trascorso in bici è una foto scattata e archiviata nel cuore. Un viaggio in cui le considerazioni si sprecano, le riflessioni pure. E affiora-no continuamente. Anche se dal giorno dopo tornerò all’atletica, speaker della due giorni dei Campionati toscani Cadetti e Cadette, di cui leggete in altra parte del giornale. E se siete arrivati fin qui a leggere questo pezzo vuol dire che forse sono riuscito a trasmettere almeno una piccola parte delle emozioni intense che abbiamo vissuto. Buon viaggio!