da Porto ad Ajaccio
Diario di viaggio – Giorno 3: Porto → Ajaccio
Il terzo giorno inizia con una piccola colazione, quasi simbolica, una tazza di caffè e qualche boccone per accompagnarmi all’alba di una nuova avventura. Il ricordo della fame di ieri mi suggerisce di tenere leggero il pasto, ma la strada mi attende e non voglio perdere tempo. Sono le nove del mattino quando mi metto in sella, con Ajaccio come meta, distante circa 100 chilometri, forse qualcosa in meno. Il cielo è coperto e non promette nulla di buono, ma la voglia di esplorare è più forte di qualsiasi incertezza meteorologica.
I primi chilometri si rivelano una sfida: una salita di 11 chilometri sotto una pioggia battente. La fatica è tanta, ma poi ecco apparire le Calanche di Piana, spettacolari formazioni rocciose rosse che emergono dalla costa come sculture millenarie. Le loro forme quasi surreali catturano il mio sguardo e, per un momento, riescono a cancellare ogni traccia di negatività, quasi facendo dimenticare il freddo che penetra sotto gli abiti bagnati. Perché chiunque vada in bicicletta lo sa: il problema non è tanto la pioggia, quanto il freddo che ti entra dentro, soprattutto in discesa.
Ma non sono solo in questo viaggio. Incontro altri ciclisti lungo il percorso, tutti spinti dallo stesso desiderio di continuare, di scoprire, di andare avanti nonostante il tempo avverso. C’è una sorta di complicità silenziosa tra noi, uno scambio muto che ci unisce in una sfida comune.
La discesa si conclude, e con essa anche la pioggia sembra concederci una tregua. Mi fermo per un caffè caldo, un piccolo ristoro che mi riporta un po’ di calore. Ma la pausa dura poco: quattro curve più avanti e la pioggia riprende, quasi beffarda, come se volesse accompagnarmi per tutto il tragitto. Nonostante questo, il paesaggio che mi circonda è di una bellezza mozzafiato. Pedalando lungo la costa, posso ammirare il mare in tempesta che si infrange contro le scogliere, mentre la vegetazione selvaggia sembra resistere impavida. È uno spettacolo che riempie gli occhi e il cuore, e mi ricorda perché amo così tanto questi viaggi in bicicletta.
Il percorso mi porta sempre più vicino ad Ajaccio, ma prima di concludere la giornata, una riflessione mi attraversa la mente. Amo fotografare i ponti. I ponti sono più che semplici strutture, sono simboli di connessione, unioni tra ciò che è separato. Che si tratti di rive, montagne o generazioni, i ponti rappresentano un passaggio, un andare avanti, un unire ciò che sembrava distante. Non esistono in natura; sono l’uomo che li crea, una delle sue sfide più grandi con la fisica e se stesso, e una delle poche cose che riesce a fare senza danneggiare troppo il pianeta.
Alla fine, dopo una lunga giornata di pioggia e fatica, arrivo finalmente ad Ajaccio, e il sole mi accoglie come un premio inaspettato. Come se non bastasse, riesco persino a trovare il tempo per un tuffo rinfrescante in piscina. Un finale perfetto per una giornata intensa, fatta di sfide, meraviglia e piccoli momenti di gioia.